Pace, Ecologia, Responsabilità: Il nuovo blog di Adolfo Santoro
L’arte di resistere all’infelicità nella cultura
Il titolo di questo blog allude al fatto che senza che ognuno abbia risolto i conflitti con se stesso non può esserci pace tra gli uomini, senza impeccabilità verso la Terra non può esserci “ecologia”, senza aver imparato a “rispondere” alle invasioni dell’altro nello spazio/tempo interiore non può costruirsi il bene comune.
Il sottotitolo allude, invece, a tre costrutti: 1) l’arte di vivere, 2) la resistenza, 3) l’infelicità della cultura.
Che cosa intendo per “infelicità della cultura”? Mi sono inspirato al titolo originario che Sigmund Freud diede al libro che in italiano è stato poi tradotto con “Il disagio della civiltà”: “Das Unglück in der Kultur” (“L’Infelicità nella Cultura”), dove Freud esordisce così: Non ci si può sottrarre all'impressione che gli uomini di solito misurino con falsi metri, che aspirino per sé al potere, al successo, alla ricchezza e ammirino queste cose negli altri, sottovalutando i veri valori della vita. Freud prosegue poi affermando che La felicità non è un valore culturale.
Ho tenuto numerosi gruppi e ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche.
Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.
Con Herbert Marcuse si potrebbe dire che l’infelicità sia l’effetto dell’azione esercitata dal cervello computazionale, quando trasforma il gioco innocente in qualcosa di utile … per poi trasformarlo, grazie all’attaccamento al principio di prestazione, in qualcosa che possa essere immesso sul mercato. La rinuncia a giocare e il differimento della soddisfazione del trasformare continuamente il reale sono il risultato della vittoria del principio di realtà sul “principio del piacere”, che non è tanto, come sosteneva Freud (che in questo mostrava i suoi limiti di intellettuale positivista e maschilista), l’essere nutrito dal seno materno, ma ciò che gli suggeriva Romain Rolland: il sentimento oceanico di contatto col tutto. Questo sentimento di non-dualità è represso dal progresso della tecnica, che va nel senso dell’identificazione tra cultura e distruzione della Natura. Marcuse aggiunge: La sostituzione del principio della realtà al principio del piacere costituisce il grande episodio dello sviluppo dell’uomo – tanto dello sviluppo della specie (filogenesi) quanto di quello dell’individuo (ontogenesi).
Già Freud aveva scritto dell’orda primitiva dei fratelli che, cercando di spodestare il padre, attivano la coalizione paranoide contro il Nemico, per poi ritrovarsi nella rivalità e nella competizione tra fratelli, propria del mondo narcisista. Ma l’interpretazione dell’ orda primitiva non tiene sufficientemente conto della trasmissione intergenerazionale della Cultura, che è già competizione, all’interno della coppia coniugale, tra Maschile e Femminile, per poi diventare proiezione di tali conflitti nella generazione successiva. Secondo Norman Brown, “Chiuso in battaglia, in un sacro vincolo cieco. Il vincolo coniugale è la continuazione della guerra con mezzi diversi.”.
Il secondo costrutto - la “resistenza” - allude al fatto che l’uomo non ha fatto i conti col nazi-fascismo, e non solo nel senso della battuta attribuita a Winston Churchill: In Italia sino al 25 luglio c’erano 45 milioni di fascisti; dal giorno dopo 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l’Italia abbia 90 milioni di abitanti. E non solo nel senso delle ambigue risposte di Freud ad Albert Einstein che gli chiedeva Perché la guerra?. La risposta sarebbe stata semplice: perché la guerra è espressione della Cultura che ci attraversa. E la Cultura si esprime sia con il bullismo, con l’autoritarismo del potere e con le varie forme di abuso e di ingiustizia, sia con le malattie.
L’oggettivazione del Corpo, operata dalla Cultura, infatti, si esprime nelle malattie della mente, che sono forme maldestre di resistenza, e nelle malattie del corpo, che sono forme di resa con identificazione col Nemico. Secondo Norman Brown, … l’essenza della società consiste nella repressione dell’individuo e l’essenza dell’individuo consiste nella rimozione di se stesso … l’umanità sta arrivando alla fine di questo cammino … La storia ha portato l’umanità al punto in cui finalmente la totale distruzione dell’umanità è totalmente possibile …. E tutto ciò con quell’indifferenza che rende il male, secondo Hannah Arendt, banale.
Il terzo costrutto - l’arte – allude al fatto, come scrive Marcuse, che l'arte … può parlare il proprio linguaggio solo finché sono vive le immagini che rifiutano e confutano l’ordine costituito. Il linguaggio dell’arte, che non è il linguaggio comune, parte dall’al-di-là dello spazio e del tempo, che è il proprio cuore. Qui lo spazio e il tempo condivisi vengono de-costruiti e rivoluzionati in una nuova autenticità dotata di senso. Continua Marcuse: L’arte non può cambiare il mondo, ma può contribuire a mutare la coscienza e gli obiettivi di coloro, uomini e donne, che potrebbero cambiarlo” … distogliendoli dalla dimensione produttiva a favore della dimensione poco utile e poco produttiva del gioco artistico, che può, però, guarire la propria vita in opera d’arte. Ogni soggetto può così diventare Soggetto di cambiamento verso una società che cambia. Una società in cui si lavora poco, si lavora tutti. Una società del non-spettacolo – l’opposto della società terrificante, descritta da Guy Debord. Una Società-opera d’arte, in cui si va al di là di Prometeo verso il sano Narciso e il sano Orfeo. Una società in cui quello che conta è l’anelito di ognuno a una possibile altra vita.