Buona domenica, amico lontano ma vicino!
Passano le settimane come niente, un flusso di tempo, di vita, di idee, di creazione, di materia, senza che i nostri fiumi si possano incrociare per scambiare idee, per fertilizzare i campi, per far crescere nuove piante, forti, inaspettate.
È difficile non vedersi. Sì, i colleghi più o meno disperatamente stanno continuando a far finta che il teatro possa esistere senza che ci si avvicini, senza che i corpi entrino in contatto, senza che ci si parli in faccia, senza che ci sia scambio di materiafra gli attori, fra attori e pubblico, fra spettatori. Teatro è contatto, è lì la differenza con gli altri media, con film, con quello che rimane della TV, e senza questo contatto in verità il teatro è perso, come siamo persi noi uomini in questo spazio terribilmente vuoto che siamo obbligati a creare intorno a noi, quello spazio che sì ci salva la vita, ma che allo stesso tempo ci butta in un orrendo abisso di isolazione e di solitudine.
Alessandro! Hai compiuto 90 anni una settimana fa, e non sono riuscito a venire a trovarti, a festeggiarti, a mangiare insieme tutte quelle prelibatezze che nei decenni che ci conosciamo mi hai insegnato a gustare! Novant'anni, che età fantastica, che vita incredibile! Sei nato nel 1930, figlio d'arte da generazioni, una vita di teatro. I tuoi racconti delle tournée e degli spettacoli durante la guerra, dell'Italia del dopoguerra, il tuo teatro meraviglioso. La nostra prima collaborazione oltre trent'anni fa, io alle prime armi, tu un regista di teatro di fama mondiale. E da quel momento un'amicizia lunga, profonda e per me vitale.
È stato importante per me anche il nostro incontro in cui abbiamo parlato del senso della vita. Ho riascoltato questa registrazione e sono felice di condividerla.
Buon compleanno di cuore, Alessandro, e spero, spero, spero a presto!
Buon ascolto dell'incontro fra Markus Zohner e Alessandro Marchetti!
Sono un uomo che dopo aver compiuto un buon percorso della sua vita, si attende di scoprire ancora meraviglie.
La strada fin qui fatta è stata dettata dalle circostanze, dalle necessità, dal dovere.
Ora, mi piacerebbe per quel poco o tanto che resta, percorrerla zizzagandola in perfetta libertà.
Chi sono per me o per gli altri?
Visto che mi state per ascoltare, forse vi interessa sapere chi sono come uomo pubblico? Sono un attore, un regista, uno scenografo, un pittore, uno scultore, in breve sono un uomo di teatro.
Che allarga i suoi orizzonti nell’arte. Il virus del teatro mi è stato trasmesso dai miei avi.
Ho tentato di togliermelo di dosso quando ero più giovane, ma non ce l’ho fatta.
Sono un uomo teatro positivo.
Nel privato sono un uomo che si interroga, l’unica certezza che mi rimane è di non avere nessuna certezza.
Ogni giorno mi rimetto in gioco ed è forse tutto qui il significato dell’esistenza.