Sigmund Freud difende l'omosessualità

Nel 2015 l’Huffington Post (che dal 2016 è diventato HuffPost) pubblicò una lettera che Sigmund Freud scrisse nel 1935 a una madre che chiedeva aiuto per il figlio; questa lettera è ora esposta nella Wellcome Collection di Londra e vi si può leggere quanto segue:

Cara signora X, deduco dalla sua lettera che suo figlio è omosessuale. Sono molto colpito dal fatto che non usi mai questo termine nel darmi le informazioni su di lui. Posso chiederle perché lo evita? Non c’è nulla di cui vergognarsi, non è un vizio, né una degradazione, né può essere classificata come una malattia; riteniamo che sia una variante della funzione sessuale, prodotta da un arresto dello sviluppo sessuale. Molti individui altamente rispettabili di tempi antichi e moderni erano omosessuali, e tra di loro c’erano grandi uomini (Platone, Michelangelo, Leonardo da Vinci, ecc).  
È una grande ingiustizia perseguitare l’omosessualità come un crimine, e anche una crudeltà. Se lei non mi crede, legga i libri di Havelock Ellis. Mi chiede se posso aiutarla, intendendo dire, suppongo, se posso sopprimere l’omosessualità e fare in modo che al suo posto subentri la normale eterosessualità.
La risposta è, in linea generale, che non possiamo promettere di ottenere questo. In un certo numero di casi riusciamo a sviluppare i germi congelati delle tendenze eterosessuali, che sono presenti in ogni omosessuale, ma nella maggior parte dei casi non è possibile. Dipende dal tipo e dall’età dell’individuo. Il risultato del trattamento non può essere previsto. Quello che l’analisi può fare per suo figlio è invece un’altra cosa. Se lui è infelice, nevrotico, lacerato da conflitti, inibito nella sua vita sociale, l’analisi può portargli armonia, pace della mente, piena efficienza, sia che rimanga omosessuale o che cambi. Se lei dovesse decidere che egli debba venire in analisi da me (e io non mi aspetto che lei lo decida!) dovrebbe venire lui a Vienna, non ho intenzione di spostarmi da qui. In ogni caso non si dimentichi di darmi una risposta.
Cordiali saluti con i migliori auguri,
Freud
Post Scriptum
Non ho trovato difficoltà a leggere la sua scrittura. Spero che non troverete la mia scrittura e il mio inglese difficile da leggere.

Bisessualità universale

Il Sigmund Freud del 1935 credeva ancora nella bisessualità universale, intuizione che era stata fin dagli ultimi anni del 1800 dall’amico Wilhelm Fliess: tutti gli esseri umani nascerebbero bisessuali e poi, con lo sviluppo, la maggior parte diventerebbe eterosessuale. Già nel 1905, in Tre saggi sulla teoria sessuale, egli riteneva che l’omosessualità infantile sia una fase transitoria verso l’eterosessualità adulta. Gli psicoanalisti ritengono, perciò, che la disposizione psichica bisessuale fondamentale origini dall’identificazione inconscia con aspetti delle immagini genitoriali di entrambi i sessi; questa identificazione è un fattore determinante per la formazione dell’identità di genere e dell’identità di ruolo.

Tendenze bisessuali rimangono in uno stato latente e sono rintracciabili anche in età adulta: la sublimazione di queste tendenze omosessuali diventa la base delle amicizie e del senso di cameratismo tra persone dello stesso sesso che trascorrono molto tempo insieme. Le pressioni sociali e culturali indirizzano poi, in ciascun individuo la scelta d’oggetto sessuale, che può andare da una omosessualità (che Freud preferiva chiamare in-versione) esclusiva a una eterosessualità esclusiva, con un’area bisessuale intermedia.

Lo spettro di diverse omosessualità

Freud non dedicò mai un intero lavoro psicoanalitico esclusivamente all’omosessualità. In Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, nella paranoia e nell’omosessualità del 1923, pur sottolineando l’incompletezza delle sue riflessioni al proposito, espresse il parere secondo il quale l’omosessualità non sia una struttura di personalità a sé stante, ma che ci sia uno spettro di diverse omosessualità.

Tutte le omosessualità rappresentano per lui, comunque, una variazione della funzione sessuale correlata a un arresto nello sviluppo sessuale. Egli classificò, inoltre, l’omosessualità tra le perversioni, nel senso che essa permette l’elusione del dovere della procreazione, propria della genialità (che può essere raggiunta solo dopo la risoluzione del conflitto edipico), indirizzando le energie verso lo sviluppo della persona in ambito artistico, talora geniale.

L’inversione è allora ricollegabile a una fissazione libidica pre-edipica, che predispone a uno specifico funzionamento della personalità, dello sviluppo dell’Io e della qualità delle relazioni interpersonali. Per Freud, la formazione di un’identità sessuale matura ed eterosessuale rappresenta la risoluzione del conflitto tra l’Io e l’Es, che nella fase edipica è rappresentata dalla riuscita identificazione con il padre, mentre l’incapacità di risolvere con successo il complesso di Edipo fissa l’identificazione del bambino con la figura materna.

L'ansia di castrazione e la fissazione alla figura della madre

Il riesame delle diverse formulazioni teoriche elaborate da Freud in vent’anni di riflessioni permette di individuare quattro potenziali spiegazioni concernenti lo sviluppo dello spettro dell’identità omosessuale:

a) c’è stata un’eccessiva ansia di castrazione, che ha impedito la risoluzione completa e positiva del complesso di Edipo ed ha facilitato la regressione a una fase pre-edipica;

b) c’è stato un complesso edipico negativo o invertito: il bambino, in fase fallica, prova amore per il genitore dello stesso sesso, e odio per il genitore dell’altro sesso; egli utilizzerebbe formazioni reattive contro i desideri aggressivi diretti verso i suoi rivali per la madre: il padre o i fratelli maggiori diverrebbero i modelli di tutti i futuri oggetti libidici in conseguenza dei sentimenti di gelosia, rivalità e ostilità fraterna; la rimozione e la formazione reattiva trasformerebbero questi rivali edipici in oggetti d’amore omosessuali;

c) c’è stata una profonda fissazione pre-edipica alla figura della madre, dovuta all’eccessiva accondiscendenza della madre (che ha mancato nel proprio ruolo della funzione paterna), associata alla più o meno marcata assenza del padre: ne consegue l’identificazione successiva del bambino con la propria madre;

d) c’è stata una scelta di oggetto narcisistico: in risposta alle carenze delle figure genitoriali il bambino, dopo una profonda fase di fissazione nei confronti della madre, si identifica con la figura femminile, assumendo se stesso come oggetto d’amore in modo auto erotico e narcisistico, e cerca uomini come lui da poter amare nello stesso modo in cui sua madre amava lui stesso.

Predeterminazione biologica

L’opinione di Freud riguardo al trattamento dell’omosessualità era pessimista. Riteneva che vi fosse una predeterminazione biologica. Includeva le inversioni tra le perversioni (i nevrotici tendono a cercare un aiuto professionale perché sono motivati dall’angoscia causata dai loro sintomi, mentre i perversi non sentono conflitti interni e traggono piacere dai loro comportamenti).

Freud però tendeva a non allargare il contesto della sua visione. Conosceva la genetica di tipo mendeliano e non l’epigenetica, che ha rivoluzionato le possibilità di adattamento dell’organismo psico-bio-relazionale al contesto in maniera intelligente.

In un mondo maschilista, l’eterosessualità è una forma di autoerotismo masturbatorio e narcisista

Sigmund Freud non conosceva la neuroplasticità del sistema nervoso, che apre la via a nuove prospettive evolutive.

Non comprendeva che anche l’eterosessualità da lui predicata è, in un mondo maschilista, una forma di autoerotismo masturbatorio e narcisista.

Proiettava la bisessualità, che è in realtà un problema adolescenziale, nel bambino, che lui percepiva non come essere tenero, ma come essere perverso.

Non conosceva la potenza catalitica dell’integrazione psicobiologia.

Atteggiamento positivo e flessibile

A onore di Freud, però, egli mantenne e sostenne apertamente un atteggiamento positivo e flessibile verso l'omosessualità.

Nel 1930 firmò un appello pubblico volto a depenalizzare l’omosessualità in Austria e Germania. Sostenne anche pubblicamente gli studi clinici e il libero pensiero di Magnus Hirschfeld, un medico tedesco, ebreo e sessuologo, sostenitore della libertà sessuale e difensore dei diritti delle persone omosessuali.

Insieme a Otto Rank scrisse a Ernest Jones esprimendo disaccordo con la proposta di Jones di escludere le persone omosessuali dalla formazione analitica.

Rispose a una domanda riguardante l’omosessualità postagli dal quotidiano viennese, Die Zeit, dichiarandosi convinto del fatto che le persone con attrazione verso lo  stesso non debbano essere trattate come persone malate.

I limiti di Sigmund Freud erano perciò legati al positivismo e al maschilismo del suo tempo ... chissà che cosa avrebbe detto se fosse nato centocinquanta anni dopo!