Sorridere o sorridere ridendo

di Adolfo Santoro

Chi deve occuparsi di sopravvivere non ha troppo tempo per sorridere alla vita perché non ha il minimo essenziale per vivere o magari perché è intento a schivare le bombe o perché è vittima di un abuso cronico.

Per noi fortunati, che viviamo in contesti generalmente sicuri, l’infelicità non deriva dal contesto, ma dalla depressione cronica che domina la nostra interiorità, dove la naturale predisposizione alla felicità è stata oscurata dalla paura. E questa paura è connessa alla paura del mondo condiviso e a tre tipi di memoria:

  • la memoria di episodi irrisolti del passato
  • la memoria implicita connessa all’invischiamento non verbale in un ambiente, passato o presente, che non promuove la sicurezza e l’autonomia
  • la memoria transgenerazionale legata alla trasmissione culturale di almeno tre generazioni o, in ultima analisi, al processo di evoluzione animale.

Come uomini avremmo la responsabilità della nostra felicità sulla terra, ma siamo l’esito di un esperimento poco riuscito.

È possibile tornare alla naturalità originaria?

La mia risposta è . È possibile rientrare nel Corpo, nel nostro cervello destro, che, durante la nostra gravidanza e nei primi mesi di vita, è stata la nostra guida interiore e che è stato poi sviato dalla predominanza delle funzioni esecutive del cervello sinistro fin da quando abbiamo iniziato a parlare. È da questo periodo che abbiamo iniziato a perdere il contatto con la realtà, soppiantata sempre più dalla mappa della realtà. Da allora, la prima immagine, che è l’immagine del tutto o di Diocome diceva Markus Zohner – è stata soppiantata dalla seconda immagine o addirittura dal pensiero, che è l’immagine del diavolo – come diceva sempre Markus. Si è formato così il nostro Io discorsivo e abbiamo finito con l’identificarci con quello che gli altri e noi credono che noi siamo e di percepire la mappa della realtà e non le sensazioni che il Corpo sente.

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Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Continuo a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità.
Ho tenuto numerosi gruppi e ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche.
Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

Da dove si può iniziare per tornare al silenzio originario?

A mio avviso un buon inizio è la sera, prima di andare a letto: mezz’ora prima dell’ora presunta dell’andare a letto è giusto rallentare attenuando le luci e i rumori, in modo da rientrare nel proprio spazio interiore, in attesa dello sbadiglio, che è il segnale d’accesso da parte dell’emisfero destro.

La mezz’ora prima di dormire potrebbe essere destinata a due attività (una terza, per chi può, è quella di abbracciarsi con i propri amati):

  • mettere una musica di sottofondo sempre più lenta;
  • fissare su un diario gli episodi della giornata gli episodi positivi, che hanno dato soddisfazione e quelli negativi, che hanno lasciato una ferita o noia.

L’attenuazione delle luci e la musica (oltre agli abbracci) hanno la funzione di avviare al rientro nel buio della notte, nel buio dell’utero, del contenitore del letto

Fissare gli episodi della giornata

Fissare gli episodi negativi permette

  • di riscriverli, dal punto di vista della guarigione (cioè di come sarebbero andate le cose se noi non fossimo stati vittime/comparse, ma protagonisti);
  • dare un appuntamento a quegli episodi negativi che al momento non sono guaribili rimandandoli al giorno dopo o a un confronto con chi ci sostiene.

Fissare gli episodi positivi permette di scegliere, tra questi, quello che ci ha dato più soddisfazione: attaccarsi a questo ricordo ci permette di entrare nel sonno con un senso di felicità e di padronanza e di avventurarci nei sogni senza paura. Ne consegue che il Sé-testimone attraversa i sogni come il bosone di Higgs, che, grazie alla sua presenza, mette ordine nel mondo delle particelle. Il bosone di Higgs del Sé-testimone è il sorriso, che non ha paura del buio e che ha fiducia nell’inconscio originale, che è naturalmente buono e che è fondato sull’etica naturale.

Ne consegue, ancora, che non è importante ricordare al mattino il messaggio trasmesso dai sogni, perché il messaggio è stato già depositato nell’inconscio. Ciò che diventa fondamentale al mattino è, invece, rimanere ancora un po’ nello stato di assenza dell’Io (lasciando scivolare i pensieri connessi ai doveri della giornata) e permanere nel Corpo al fine di godersi la libera sensazione di sentirsi vivi.

Un nuovo sbadiglio e/o uno stiracchiamento saranno i segnali inviati dal corpo per attivare

  • l’immaginare di attraversare la giornata col sorriso per poi rientrare nell’utero a fine giornata;
  • l’alzarsi dal letto col sorriso vivendo momento per momento.

L’attaccamento al sorriso momento per momento permette così

  • di affrontare le contrarietà della giornata sdrammatizzandole a priori, a patto che se ne esca vivi,
  • di accorgerci delle proiezioni e degli abusi altrui fin dai minimi accenni: in questo modo possiamo non reagire, ma rispondere con la compassione verso chi è ancora coinvolto nel proprio infantilismo; la compassione apre in questo modo non alla rabbia, ma all’umorismo, che può essere anche geniale, se si indovinano i tempi comici.

Come fece Gesù che, mentre tutti erano pronti a lapidare l’adultera, gridò: Chi è senza peccato scagli la prima pietra!.