Di Adolfo Santoro
L’arresto
Correvo. Non ce la facevo più. Nella notte avevano organizzato ai miei danni una messa nera gigantesca. La CIA mi aveva sottratto con destrezza tutti i documenti, i soldi, i libretti, la bicicletta e le chiavi, tutti i cellulari. Grazie all’intelligenza artificiale, la National Security Agency aveva bloccato tutti i miei accessi ai servizi telematici. Ero completamente solo e isolato. Uscivo di casa di corsa. Se fossi riuscito a raggiungere “il Balun”, tutto si sarebbe sistemato, ne ero sicuro. Solo pochi giorni prima, la Terra era stata invasa da un consorzio economico di alieni ultra-sviluppati, in giro d’affari per la Galassia. Brutto affare per la Terra: nei mega-computer quantistici che gestivano l’universo locale, s’era guastato un q-bite. Questo aveva dato luogo alla nascita del capitalismo sulla Terra, la cui crescita incontrollata avrebbe portato alla rapida distruzione questo e tutti gli altri universi conosciuti. Bisognava riparare il q-bite guasto e ripristinare l’armonia nell’universo.
Giunto in prossimità del “Lounge Bar”, rallento. In una panetteria compro due panini all’olio con gli ultimi spiccioli. Sono affannato: devo raggiungere presto il centro della magia bianca di Torino, “Il Balun”; lì, ne sono sicuro, troverò degli amici. Passo davanti al “Lounge Bar”. Dentro, su un passeggino, vi vedo un bambino terrestre, medio-orientale, di tre anni, bellissimo, intelligentissimo e molto sensibile. Sembra molto teso e preoccupato. Grazie alla telepatia mi comunica: “Li vedi quelli qua dentro? O cerchi di salvarmi, o mi sacrificheranno. Aiutami!”. Mi fermo sulla porta del bar e, un po’ con le parole, un po’ con la telepatia, cerco di dialogare con gli “alieni rettiliani barionici”. Uno di loro, telepaticamente, dice: “Vedi, noi siamo una cultura superiore alla vostra. Ogni mille anni compiamo un rito: sacrificare un innocente. Abbiamo intenzione di sacrificare questo bambino di mammifero terrestre, se nessuno cercherà di salvarlo. Se tu cercherai di salvarlo, lui sarà graziato, ma crocifiggeremo te. A te la scelta: lui o te. Non hai alternativa”.
Torno lentamente indietro all’ingresso del “Lounge Bar”. Cerco di invitare gli alieni rettiliani barionici in panetteria con il bambino di mammifero terrestre … Sembrano acconsentire e mi fanno cenno di procedere; prendo il passeggino e cerco di portarlo fuori dal “Lounge Bar”: scoppia il putiferio. Gli alieni barionici escono dal bar come un nugolo di vespe impazzite e iniziano a prendermi a calci e pugni, con ferocia e cattiveria. Picchiano duro. Temo per la mia vita. (…)
Questo è l’inizio del libro Socialmente pericoloso (con sottotitolo La triste ma vera storia di un ergastolo bianco), scritto da Luigi Gallini per la collana l’evasione possibile dell’editore Contrabbandiera.
Creazione in stato di dissociazione
Come tutti i resoconti scritti da persone in stato di dissociazione psicotico è un racconto intrigante, animato da una scrittura altra, terapeutica a suo modo: un messaggio affidato ad una bottiglia lanciato in mare, alla ricerca di chi lo accolga e almeno lo comprenda, mentre gli antipsicotici tendono a spegnere ogni forma di creatività psicodrammaticamente viva.
Dal suo ergastolo bianco di una REMS (i presìdi psichiatrici istituiti col fine di frammentare ed umanizzare il manicomio criminale), la maschera razionale, ma ancora insana, di Luigi descrive con molta meno enfasi l’episodio e il corso autobiografico: il suo lavoro come geochimico ambientale (non si sa se ottenuto grazie ad un corso di studi o alla benevolenza di chi gli è stato attorno), il suo insegnamento nelle scuole secondarie, la sua partecipazione ad un progetto della NASA come astrobiologo fuori dal sacco. Le nozioni di queste esperienze lavorative (inerenti alla chimica e all’astrofisica), evidentemente mal digerite in quanto sottostanno ad un’emotività irrisolta, sono assemblate nella struttura del delirio, in cui convergono la consapevolezza, propria di tutti gli psicotici, della fine del mondo … consapevolezza che anticipa da molto lontano quello che sta avvenendo nella realtà: il mondo si sta veramente suicidando a propria insaputa! Il microcosmo è, dunque, uno specchio del macrocosmo se vogliamo credere al secondo principio della termodinamica … o, per lo meno, del livello logico umano, come direbbe Gregory Bateson.
Ergastolo bianco
Luigi, dalla sua artificiosa razionalità ottenuta grazie alle cure psichiatriche, rivede, ormai sessantenne, la sua esperienza in modo letterario: Giovedì 23 settembre 2021 ho ritenuto che a bordo di un asteroide “extrasolare” fossero giunti gli attesi extraterrestri, per invadere il Pianeta Terra. Sono così (ovviamente) entrato in un bar, dove ritenevo che gli “alieni rettiliani barionici” avessero sequestrato un bambino minacciandone la sopravvivenza. Molto furtivamente ho cercato di portare fuori dal locale, in panetteria, il bambino, per metterlo in sicurezza. Gli “alieni barionici”, in realtà i genitori bangladesi, non erano d’accordo. Quasi mi linciano, spezzandomi il polso sinistro a calci e a pugni. … io divento per breve tempo un esempio di mostruosità da prima serata. E additato come un valido motivo per abrogare la Legge Basaglia. Sono arrestato e internato … La commissione medica provinciale mi dichiara inabile al lavoro, a titolo perenne, e mi licenzia dal lavoro di insegnante. Il giudice mi dichiara responsabile di tentato sequestro di persona aggravato, incapace di intendere e di volere al momento del fatto e socialmente pericoloso, aprendomi così all’ergastolo bianco …
Nel capitolo L’universo partoriente Luigi inizia a riconoscere l’origine transgenerazionale della sua sofferenza: una famiglia di militari duramente provati da morti, internamenti in lager nazisti per rifiuto di collaborare, dedizione alla NATO … le conseguenze delle guerre si riverberano a distanza, nell’inconscio delle generazioni successive, come purtroppo i guerrafondai contemporanei non sanno.
La sofferenza transgenerazionale
Sogno spesso il ‘900. Un sogno ricorrente da cui mi sveglio madido di sudore.
Le emozioni della storia transgenerazionale non sono filtrate dalla rielaborazione da parte dei genitori: la storia narrata, che non è servita ad imparare, è riproposta nuda e cruda a Luigi, non digerita. Così la sofferenza transgenerazionale si deposita nell’inconscio come un mattone, che induce alla deresponsabilizzazione rispetto all’essere protagonisti della propria vita.
La narrazione prosegue con i quattro anni del fidanzamento e matrimonio dei genitori: Mio padre e mia madre hanno idee profondamente diverse sulla conduzione della vita, della famiglia, di come si educano i figli. Mi chiedo spesso perché si sposino. In definitiva, non so cosa rispondermi. In passato mia madre ha asserito di essere stata costretta a sposarsi dai genitori, e di essere rimasta incinta suo malgrado. Fatti che mi hanno fatto spesso sentire l’incarnazione di uno stupro.
La deresponsabilizzazione viene dunque riconfermata nella storia dei genitori.
La storia personale che si ripete
La narrazione prosegue allo stesso modo nella storia personale: Tra i primi ricordi, mio padre (che era un appassionato di occultismo) e mia madre che litigano, urlano e mia madre che tira un coltello contro mio padre attraverso tutta la cucina; ricordo anche profondissimi momenti di idilliaco raccoglimento familiare. Periodo prescolare. Abito in Alessandria con mia madre e i miei nonni (il nonno credeva negli alieni). È un periodo tormentato e sofferto. Patisco molto la separazione, feroce e furiosa dei miei genitori. Mio padre invia spesso i carabinieri a prelevarmi a casa di mia madre, perché questa non vuole concedermi all’ex-coniuge. Mamma patisce assai le limitazioni alle sue libertà di giovane donna che i suoi genitori, piccolo borghesi intrisi di cultura fascista, le impongono. Scoppia il ’68 con tutta la sua “folle” ed esuberante voglia giovanile di progettare un mondo nuovo.
Anche la storia personale, dunque, se non è rimasticata, si ripete: la disregolazione delle emozioni, le conseguenze della rottura del nido familiare, l’intervento dei carabinieri volto a normalizzare la follia; i tic come conseguenza della disciplina dei nonni, il timore della radioattività, il trasferimento ad otto anni a Torino dove crescendo diventa una mascotte della sinistra extraparlamentare; il desiderio di diventare un grande scienziato e di ricevere il premio Nobel; la nascita del fratellastro dal nuovo rapporto della madre con Guido, il rientro in famiglia con il ruolo di salvatore del fratello, che presentava, a sua volta, disturbi comportamentali non meglio specificati.
La fine degli anni di piombo e la normalizzazione anche familiare negli anni di merda, la fine della pubertà e l’essere senza famiglia (un incubo in cui vede Guido come un mostro, il nuovo matrimonio del padre che non lo invita alle nozze, il praticamente suicidio del nonno materno), la continuazione della militanza politica da giovane adulto, il tumore ipofisario del padre; le esperienze con la cannabis che slatentizzano il suo volto psicotico; una sua ex-fidanzata, psicologa, che attiva l’inizio della sua carriera psichiatrica, l’accoltellamento di Guido che però lo protegge e gli evita una dura condanna; una sorprendente ripresa che lo porta a un anno di lavoro in Scozia, ma, al ritorno, trova il tracollo (la Regione Piemonte diventata di destra, la perdita delle mansioni all’Università, la fidanzata che si è trovato un altro, la rete di sostegno dissolta), l’inizio dell’insegnamento, la morte delle due persone della sinistra torinese che gli avevano fatto da mentori, il rientro nel circuito della psichiatria e i TSO, la frequentazione di Renato Curcio e Nicola Valentino che gli propongono di sperimentare una didattica rovesciata (la classe capovolta), il contatto con la rete antipsichiatrica, una condanna a due anni di arresto al Fatebenefratelli del Canavese per resistenza aggravata a pubblico ufficiale; la partecipazione ad esperienze frammentarie all’interno dei percorsi alternativi, tra cui la collaborazione con la NASA; il pensionamento della sua psichiatra all’inizio della pandemia, i ripetuti TSO e l’episodio che ha portato al suo internamento in REMS.
Essere il Bambino Nuovo
Una vita scandita dai ripetuti abbandoni, mal elaborati, e dal desiderio di scappare via dalla famiglia d'origine, dalla cultura e dal passato, ma, allo stesso tempo, il desiderio di ridisegnare, attraverso la proiezione, una nuova famiglia d'origine e una nuova famiglia umana, cui appartenere giocando il ruolo di salvatore! L'episodio psicotico descritto nell'incipit del libro appare così come la ripetizione del paradossale sacrificio di Cristo che va incontro alla propria crocifissione in uno stato dissociato di coscienza e come la ripetizione di un episodio fondamentale della sua vita, in cui gli è stato chiesto dalla madre di salvare il fratello dalla generazione precedente di alieni barionici. Come al Bambino Gesù era stato richiesto, alla nascita, di salvare una madre ingravidata dal Mistero (uno stupro?), così a Luigi era stato chiesto di essere il Bambino Nuovo, era stato implicitamente chiesto di fare da genitore ad una coppia mal assortita e ad un mondo di lunatici. Ma la morte/rinascita di Luigi, così come quella di Gesù, era a sua volta stata lunatica.
In coda si rende conto della limitatezza dell’arte attraverso la parola del racconto, per cui inizia ad esprimersi con poesie (tra cui Scoprirsi vecchi), i disegni colorati e le pitture astratte.
Un burattino mosso dalla sofferenza infantile
Un’autobiografia di uno psicotico, dunque, come quelle, più famose, di Daniel Paul Schreber (che morì accanto alla moglie, a casa propria, sempre mormorando a bassa voce i propri deliri ) e del Racconto di John Percival, ritrovato da Gregory Bateson (John Perceval, figlio di Spencer Perceval, ministro di Giorgio III d’Inghilterra, il re pazzo, che nel 1812 fu assassinato da un folle nella Camera dei Comuni; anche John diede segni di follia - allucinazioni religiose - e venne curato nei migliori asili per lunatici dell’epoca; ma ne guarì … a quell’epoca era possibile più che nella nostra epoca!).
Mentre, dunque, la persona illuminata muore al passato e rinasce al presente, nelle malattie della mente e nelle malattie del corpo (in cui il Sistema Immunitario, a causa di un'emozione insopportabile, gioca psicosomaticamente il ruolo di origine spirituale del male, in ciò aiutate dall'approccio riduzionista di medici e psichiatrici, che inconsciamente rappresentano, a loro volta, la puerile intenzione di curare/salvare qualcosa, che, per difetto epistemologico, possono solo curare, ma non salvare), la persona continua ad essere un burattino mosso dalla sofferenza infantile.
Il Bambino è il Padre dell'Uomo
Il Bambino è dunque il Padre dell'Uomo nel bene e nel male e il desiderio di morte/rinascita spirituale può essere espresso solo nell'arte di vivere o, più banalmente, nell'arte e basta, come nella poesia L’arcobaleno di William Woodsworth:
Il mio cuore esulta al cospetto
dell’arcobaleno nascente:
come nel venire al mondo;
come nel sapersi uomo;
così, nello scoprirsi vecchio,
o mi sia data la morte!
Il Bambino è padre dell'Uomo
e siano i miei giorni
l'uno all'altro stretti
dal sentimento della natura.