Di Adolfo Santoro
Come ho descritto la scorsa volta, dei vari personaggi in cerca di Autore ne Il Settimo Sigillo, due donne – la moglie del Cavaliere e la compagna acquisita dello Scudiero – non fanno parte della Danza della Morte finale … credo perché le due donne sono innocenti, mentre gli altri sono peccatori e sono quindi accompagnati dalla Morte, che, in ultima analisi, può essere intesa come il Diavolo, l’esecutore della giustizia di Dio. La Morte e il Diavolo sono personaggi distinti nella mente del Cavaliere e a entrambi - in maniera più diretta con la Morte e in maniera più indiretta col Diavolo - sono interrogati circa il silenzio al di là delle parole.
Ma c’è qualcosa di più angosciante della Morte: l’attesa della Morte certa e a breve termine, rappresentata dalla Peste.
Il Dialogo sulla Peste
Dopo aver lasciato la spiaggia il Cavaliere e lo Scudiero giungono a un piccolo santuario sul limitare di una boscaglia. Qui c’è un pittore, un imbrattamuri, che esprime la filosofia dell’arte di Bergman e che inizia un colloquio con lo Scudiero che dice:
- La Peste... non è piacevole, eh? - Ecco, guarda lì... il collo si gonfia che sembra scoppiare, il corpo si contrae, le gambe e le braccia dallo spasimo si torcono come corde sulla fiamma,
- Eh... brutt'affare...
- Puoi dirlo. Il male ti dilania e tu ti mordi le mani e ti laceri le vene con le unghie. E urli e urli sino a che ti rimane un po' di fiato in gola. Ma nessuno più ti aiuta. T'ha messo paura?
- Paura a me? Vuol dire che non mi conosci. E là in alto cos'hai dipinto?
La Donna Accusata di Stregoneria
S’avvicinano a un recesso nel muro dove figure umane si lacerano le carni e si straziano a vicenda in un cerchio allucinato. Il realismo della scena è tale che se ne odono i lamenti.
- Molti ormai sono convinti che la pestilenza è una punizione del Cielo. E così turbe di peccatori terrorizzati si trascinano digiuni per le strade flagellando se stessi e gli altri per la gloria del Signore.
- E si flagellano veramente?
- Certo. Ed è uno spettacolo orribile. Uno spettacolo che ti fa venir voglia di nascondere il volto in terra per evitare di vederlo.
- Non hai dell'acquavite? - la voce dello Scudiero tradisce una vena di apprensione, o forse solo vago disagio - ho bevuto acqua tutto il giorno e penso che qualcosa di più robusto mi farebbe bene.
- Lo vedi che t’ho messo paura?
Mentre, dunque, il Cavaliere è un nichilista ossessivo e baciapile, lo Scudiero, più oppositivo nelle sue argomentazioni, è un nichilista qualunquista, un populista, un Sancho Panza più colto:
- Io sono lo scudiero Jöns, che si beffa della Morte e del Signore, che ride di se stesso ma sorride alle ragazze. Ho un mondo che è soltanto mio, di cui tutti si burlano, io compreso. Un mondo senza senso e senza scopo. Ma quando come te si è indifferenti al Cielo e all’Inferno...
Il Cavaliere e lo Scudiero escono dalla cappella e sul sagrato del santuario una giovane donna legata a un palo, i piedi nei ceppi, circondata da guardie. Le vesti sono lacere e il viso e il corpo tutto sono ricoperti di ecchimosi e piaghe. Forse non soffre più. Di certo non ode il sommesso salmodiare del prete che le agita intorno il turibolo e l’avvolge di un incenso nerastro e acre. Uno dei soldati ha in mano una grossa ciotola dalla quale attinge una poltiglia liquida e nauseabonda che sparge tutt'intorno.
- Cos’è quella roba puzzolente? A che serve? - chiede lo Scudiero.
- Ha avuto rapporti carnali con il Diavolo. - risponde un soldato, indicando la prigioniera.
- Uhm... per questo che è alla berlina?
- Domani all’alba sarà arsa nella foresta ma intanto noialtri dobbiamo difenderci da Satana.
- E lo fate con quella fetida broda?
- È il rimedio migliore... sangue vile di un cane nero. Il Maligno non può sopportarne l’odore.
- E neanch’io.
Il Cavaliere s’è inchinato accanto alla donna.
- Hai visto il Diavolo?
La giovane ha subito troppe torture e non può rispondere. Accanto a lei il prete cerca ancora di salvarle l’anima nel suo dotto e incomprensibile latino. Le parole gli fluiscono dalle labbra e arrivano a zaffate con il nero incenso.
- Non bisogna parlarle.
ammonisce il religioso.
- È così pericolosa?
- Non lo so. Ma pensiamo che lei sia la causa della terribile pestilenza che ci sta decimando.
La donna sembra aver ripreso conoscenza. I suoi lamenti di capretto arrivano al cielo.
In una scena successiva si leva un canto, tenebroso e disperato:
Dies irae, dies illae
solvet saeculum in favillae...
Alla testa della processione che avanza, alcuni monaci incappucciati avvolti nei fumi dell'incenso portano a spalle il pesante Cristo in legno del vicino santuario e altre sacre reliquie. Dietro di loro una folla di persone che piangono, si lamentano, gridano il loro dolore.
Molte di loro si stanno flagellando a sangue. Altre non hanno bisogno di procurarsi la sofferenza con la frusta perché ci ha pensato la natura a farlo, creandoli storpi e deformi alla nascita o mutilandoli più tardi.
Al loro passaggio la gente del villaggio si inginocchia e prega. I soldati impugnano le spade come fossero dei crocifissi. Tutti sperano che un poco della clemenza divina conquistata a sì caro prezzo, possa rimbalzare anche su di loro.
Ora un predicatore si stacca dal gruppo e prende a parlare ai piedi della croce. La sua voce è un tuono. Il suo sguardo è un incendio che ti brucia dentro.
- Iddio ci ha puniti e noi periremo tutti, certo, periremo tutti appestati e così giustizia sarà fatta. Voi là in fondo che mi guardate come tanti buoi e voi che sedete laggiù soddisfatti e ben pasciuti come porci, vi rendete conto che questa può essere la vostra ultima ora? La Morte avanza, ecco, vedo il suo teschio dalle vuote occhiaie che vi giunge alle spalle e la sua falce che si leva lampeggia terribile al sole. Chi di voi essa colpirà per primo? Te forse con quello sguardo sperduto di cui il gelo della morte sembra già essersi impadronito per spegnerlo in una disperata agonia prima di sera.
Lo sguardo del predicatore s’è fermata su una giovane incinta, di certo vicina al parto.
- O tu donna, impudico scrigno di vita e di lussuria, tu che forse prima che sorga nuovamente il sole sarai ridotta a marcire.
È lo Scudiero Jöns a rompere il silenzio quando il corteo è scomparso.
- Accidenti a tutte quelle chiacchiere. Non siamo più bambini. Non vorranno che li crediamo sul serio.
Antonius Block gli sorride enigmatico.
- Sì, vi beffate di me, signore. Ma permettetemi di dirvi che queste storie non hanno neanche una briciola di verità nelle loro parole.
- Già... - concorda il suo signore.
- Proprio così. E anche quelle fantasticherie sul Dio Padre, gli angeli, Gesù Cristo, lo Spirito Santo... le ho sempre ascoltate senza commuovermi troppo.
L'indomani la compagnia che si è andata formando attorno al Cavaliere, ha ripreso il cammino attraverso la foresta. La piccola carovana ha raggiunto il luogo fissato per allestire il rogo. I soldati stanno ultimando i preparativi.
- Figliola, mi senti?
Il Cavaliere sta interrogando la ragazza condannata.
- È vero che sei stata assieme al Diavolo?
- Perché me lo chiedi?
- Non è solo per curiosità. Ho le mie buone ragioni. Voglio incontrarlo anch’io.- Perché?
- Voglio domandargli di Dio. Lui sicuramente deve saperne più di ogni altro.
- Puoi incontrarlo quando vuoi.
- Anche ora.
- Sì, se fai quello che ti dico io. Guardami fisso negli occhi. Guarda. Guarda bene. Non lo vedi?
- Vedo solo il tuo disperato terrore, e nient'altro. Ecco ciò che vedo.
- Davvero non vedi altro? Niente altro?
- No.
- Forse sarà dietro le tue spalle.
- No. Non c'è nessuno.
- Ma io so che è qui accanto. Basta che io allunghi una mano per incontrare la sua. Anche adesso è qui, e mi difenderà dal fuoco.
- Lo ha detto lui?
- Lo so.
- Te lo ha detto lui?
- Su guarda, guardami negli occhi. Lo vedrai anche tu se guardi bene. I preti lo hanno visto subito il Demonio. E anche i soldati. E ne hanno tanta paura che non osano neanche toccarmi.
Una guardia sale sul carro e la libera dalle catene. Sta per portarla sul rogo.
- Perché le avete rotto i polsi?
- Non siamo stati noi. - si difende il soldato.
- E chi?
- Chiedetelo a quel monaco.
Il Cavaliere si dirige verso la figura incappucciata.
- Che cosa le avete fatto?
Il monaco lentamente si volge verso il cavaliere. È la Morte.
- Perché non la smetti di fare domande? - mormora.
- No, non la smetterò.
- Tanto nessuno ti risponde.
Hanno acceso un fuoco. Non è ancora il grande rogo finale. I lividi bagliori della fiamma guizzano sui visi spettrali dei soldati e della condannata.
Ora la condannata viene legata su una lunga scala che sarà sistemata proprio al centro della catasta di legna.
- Per un attimo ho pensato di uccidere i soldati. - mormora Jöns al suo padrone - Ma a che sarebbe servito? Tanto è già agonizzante.
- Vi ho detto di non avvicinarvi! - grida una guardia - Finirete dannati anche voi.
Cavaliere e Scudiero, ignorando l’ordine del soldato, seguono da vicino gli ultimi momenti di vita della ragazza. Lo Scudiero si china su di lei e le versa un po’ d’acqua fra labbra. Il Cavaliere le fa scivolare in bocca una pasticca molle che ha portato dall'oriente.
- Prendi questo. Ti allevierà la pena. Ecco.
I soldati sono venuti a prenderla. Issano la scala sul rogo. Appiccano il fuoco alla catasta di legna.
- Che cosa vede? Questo vorrei sapere. -
domanda lo Scudiero Jöns.
- Ormai non vede più. -
risponde il Cavaliere.
- Non avete risposto alla mia domanda. Chi veglia su di lei? Gli angeli, o Dio, o Satana, oppure... oppure il Nulla. Il Nulla, ve lo dico io!
- No, no, non può essere.
- Guardate i suoi occhi. - continua lo Scudiero - La sua torpida coscienza si sta accorgendo del Nulla... del Nulla che ormai la sommerge.
- No!
- E noi siamo qui incapaci di fare qualcosa, perché vediamo ciò che vede lei e il nostro terrore è uguale al suo. E nessuno l'aiuta. No, non posso guardarla.
L'incompetenza emotiva
Questa storia dimostra l’incompetenza emotiva del suo autore (Bergman) e dei suoi personaggi.
L’incompetenza emotiva deriva dalla rimozione delle emozioni negative, la cui trasformazione nell’opposto sono il primo passo verso la felicità e la padronanza di se stessi. Tutti sembrano aver rimosso la paura, la paura di essere traditi e abbandonati, e, nel timore dell’abbandono, l’ansia anticipatoria della separazione, che contraddistingue gli attacchi di panico. Bergman, ad esempio, temeva tanto il contatto col cibo – cioè il contatto con la madre – da condannarsi a nutrirsi di biscotti di una specifica marca e che, oltretutto, non dovevano essere stati toccati da nessuno; egli, inoltre, reagì alla morte della ultima moglie con una depressione, apparentemente durata un anno, ma da cui, nei fatti, non si riprese più fino alla morte. Ecco allora che Bergman affronta la paura (del silenzio di Dio, della Morte, del Diavolo e della Malattia mortale) razionalmente, tanto da fargli proiettare la sua paura rimossa nell’irrazionalità degli oggetti delle paure.
Le emozioni rimosse
Ma anche le altre emozioni negative sono rimosse: la rabbia, che porta alla guerra e non alla pace; il senso del ridicolo – che pure lo Scudiero percepiva nitidamente - e della vergogna non porta all’azione virtuosa di affrontare Raval o la Morte mascherata da monaco: quelli del Cavaliere e dello Scudiero sono aneliti, inconcludenti in un mondo che lotta per il Potere e per il Possesso. e questa inconcludenza rende tragicamente attuale la rimozione delle emozioni nei Potenti e nei Sudditi del mondo attuale. Non sanno ritornare all'Origine della Storia, riavvolgere il filmino e rimontarlo in un altro film: quello di un’infanzia felice!
E nell’infelicità dell’infanzia che si nascondono i Lupi cattivi, gli Orchi, il Diavolo e tutto il potere multiforme del Male.
Il lato oscuro dell'uomo
Già nella Genesi il Serpente si insinua a tentare Eva per indurre in peccato – nella dipendenza dal Sesso e dal Possesso – Adamo. Già nei Vangeli Gesù deve resistere ossessivamente, nel deserto, alle lusinghe del Diavolo senza scoprire dentro di sé la possibilità di ridere del suo lato oscuro. E nell’Apocalisse di Giovanni il Diavolo viene raffigurato come una bestia, un drago con sette teste e dieci corna che sale dagli abissi. E Dante paralizza Lucifero a testa in giù nei ghiacci del fiume Cocito. Nella Gerusalemme liberata di Torquato Tasso Lucifero organizza i suoi seguaci al fine di porre in campo tutti gli ostacoli possibili sul cammino dei Crociati per ritardare la caduta, ormai inevitabile, di Gerusalemme. Non ci ricorda tutto ciò qualcosa delle guerre attuali?
Solo nel 1600, col Paradiso perduto di John Milton, il Male è descritto come perdita del Paradiso Terrestre (dell'infanzia e della felicità) e della possibilità del conforto, del ravvedimento e della redenzione. Solo nel 1800 giungiamo però alla tentazione della conoscenza, al Mefistofele del Faust di Johann Wolfang von Goethe, a La tragica storia del dottor Faust di Christopher Marlowe; ma, mentre nel primo la redenzione è possibile attraverso l’amore, nel secondo la perdita dell’anima è irrimediabile.
Una produzione fantastica: il diavolo
E, sempre nel 1800, c'è un romanzo ben noto a Bergman: i Fratelli Karamazov di Fiodor Dostoevskij, in cui un servo, uno Scudiero Jöns, un figlio extramatrimoniale - Smerdjakov - attua quello che i fratelli avrebbero desiderato: l’uccisione del padre. L’intellettuale tra i fratelli, Ivan, incontra il diavolo nelle vesti di un povero parassita, un adulatore che dice a Ivan:
In verità, ti arrabbi con me perché non ti sono apparso in una nube rossa ma mi sono presentato in una veste tanto modesta. Sei offeso innanzitutto nei tuoi sentimenti estetici e poi anche nell’orgoglio: “Come è potuto entrare” dici “da un così grand’uomo, un diavolo tanto volgare?
Eppure Ivan si rende conto che il diavolo è una sua produzione fantastica, ma non sa integrare in sé le canzonature del diavolo e cede alla pazzia. Ecco il dialogo tra Ivan e il povero diavolo:
-Così anche tu non credi in Dio?, disse Ivan con un sorriso carico d’odio.
-Cioè, come dire? Se stai parlando sul serio…
-Dio esiste o no?,
gridò ancora una volta Ivan con furiosa insistenza.
-Ah, stai parlando seriamente! Caro mio, quanto è vero Iddio, non lo so, ecco: l’ho detta!
-Non lo sai, ma tu non vedi Dio? No, tu non hai una tua esistenza, tu sei me, tu sei me, e nient’altro che questo! Tu sei immondizia, sei una mia fantasia!
-Cioè, se vuoi, condivido la tua stessa filosofia, questo sarebbe vero. Je pense donc je suis, questo lo so di sicuro. Quanto a tutto il resto che mi circonda, tutti questi mondi, Dio e persino Satana stesso, tutto questo non è dimostrato per me. Gode di un’esistenza autonoma o è soltanto un’emanazione di me stesso, uno sviluppo logico del mio io che è l’unico ad aver mai vissuto? Insomma, mi affretto a fermarmi perché mi sembra che da un momento all’altro mi aggredirai e mi picchierai.
Il banale del male
Incredibilmente moderno è anche Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, che rende l’uomo, nella promessa dell'eterna giovinezza, il contenitore perfetto per il male e per la corruzione.
A scompaginare le carte arriva, infine, Woland, il diavolo protagonista de Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov, che fin dall’epigrafe cita un versetto del Faust di Goethe: Ma allora chi sei tu, insomma? Sono una parte di quella forza che eternamente vuole il male ed eternamente compie il bene. Questa forza ci ricorda che l’insostenibilità di una società, quella di Stalin dell’epoca, quella attuale delle democrature di tutto il mondo, quella della finta democrazia-giustizia sociale può essere rovesciata solo irridendo gli eventi insoliti e fantastici, come l'attuale ritorno in forze del Grande Fratello e dei Padri Pii.
Solo attraverso l'irrisione, infatti, è possibile riconoscere con Hannah Arendt che il male è banale.