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Ingmar Bergman & August Strindberg & Friedrich Nietzsche

In Nietzsche, Strindberg, Savinio e Bergman lo sceneggiatore inspira l'intuizione del Regista, che dirige la libera interpretazione dell'attore.

Liv Ullmann and Bibi Andersson in Persona (1966), Ingmar Berman, Photo: Sven Nykvist © AB Svensk Filmindustri

Il legame spirituale

Il legame spirituale tra Ingmar Bergman e August Strindberg va oltre quello che ho scritto nello scorso articolo:

Avevo dodici anni quando ho avuto il primo contatto con Strindberg. È stata un’esperienza straordinaria … Insomma, copiavo Strindberg. Cercavo di scrivere come lui, i dialoghi, le scene, tutto … Non voglio fare dei paragoni, ma Strindberg era il mio Dio, e la sua vitalità, la sua rabbia, io le sentivo dentro di me … E per un giovane era importante incontrare un ribelle che possedesse le parole! Io non le avevo, e in lui potevo trovare tutto ciò che desideravo … E poi in lui c’era la contraddizione. Poteva affermare una cosa e all’indomani il suo contrario. Detestava le donne, e le amava; nel corso dello stesso giorno di una donna poteva dire le cose più terribili e poco dopo scriverne le cose più belle. … A dodici anni ebbi l’occasione di accompagnare un musicista che suonava nel Sogno di Strindberg. Fu un’esperienza esaltante. … Era la prima volta che sperimentavo la magia del teatro. L’Avvocato teneva una forcina per capelli tra il pollice e l’indice. La torceva, la raddrizzava, la faceva a pezzi. Non c’era nessuna forcina, ma io la vedevo.

Le messe in scena

Bergman studiò all’Università di Stoccolma, dove si laureò in Lettere e Storia dell’Arte con una tesi su Strindberg.
La prima messa in scena di Ingmar risale al 1940 con Il pellicano di Strindberg e l’ultima al 2003 con una radiodramma che adattava sia Il pellicano sia l’Isola della morte, la leggendaria opera incompiuta di Strindberg ispiratagli dall’omonimo dipinto di Böcklin. E anche di derivazione strindberghiana fu La morte di Kasper. Il dramma che attirò l’attenzione della Svensk Filmindustri e favorì la sua assunzione nel 1942 nell’industria svedese. Strindberg aveva dichiarato il suo interesse per le potenzialità comunicative del cinema, ma Bergman non traspose in film nessuna opera di Strindberg, al contrario di altri che trasposero in film La notte del piacere (Svezia 1951), Pasqua (Italia, 1964), Danza di morte (Italia, 1971), Il temporale (Italia, 1973), Una moglie e il suo nemico (Svezia, 1980), Scherzare con il fuoco (Italia, 1980), Il temporale (Italia, 1982), Il padre (Italia, 1982), I creditori (Italia, 1985), Miss Julie (Gran Bretagna, 1999), Miss Julie (Norvegia, Gran Bretagna, 2014).

Opere macabre

Aggiungo che l’interesse di Bergman per le opere macabre di Strindberg risale a un trauma infantile: da bambino s’intrufolò nell’obitorio del Sophia Hospital di Stoccolma, dove il padre prestava servizio come cappellano.

Quando avevo dieci anni venni rinchiuso nell’obitorio di Sophiahemmet. Un guardiano dell’ospedale si chiamava Algot. Era alto e goffo, aveva capelli corti, bianco giallastri, la testa rotonda, sopracciglia bianche e occhi azzurri sottili e penetranti. Le mani erano grasse e paonazze. Algot trasportava i cadaveri e gli piaceva parlare della morte e dei morti, dell’agonia e della morte apparente. … Una bella giornata d’inverno, Algot mi fece entrare nella camera interna e tolse il lenzuolo da un cadavere appena arrivato. Era una giovane donna dai lunghi capelli bruni, bocca carnosa e mento rotondo. La osservai a lungo mentre Algot s’occupava d’altro. All’improvviso  sentii un colpo. La porta esterna s’era rinchiusa e io rimasto solo con i morti … Battei alla porta, chiamando Algot, ma non servì a niente. … Mi alzai e fui come attirato nella stanza dei morti. La ragazza … era distesa su un tavolo di legno, in mezzo alla stanza. La scoprii togliendole il lenzuolo. Era completamente nuda … Alzai la mano e le toccai la spalla … la pelle della ragazza non era fredda, era caldissima. Portai la mano al suo seno, piccolo e floscio, con capezzoli neri e molto in rilievo. … Vidi ora che mi osservava dal di sotto delle palpebre abbassate … Algot aveva raccontato d’un collega che voleva fare uno scherzo a una giovane infermiera. Nascose una mano amputata sotto la coperta del suo letto. (La mano amputata riemerge nel sogno del protagonista di Il posto delle fragole, il professor Isak Borg… Stesse iniziali di Ingmar Bergman) Adesso sarei diventato pazzo anch’io allo stesso modo. Mi gettai contro la porta che si aprì subito. La giovane donna mi lasciò andare. È evidente la capacità dissociativa di Ingmar, già collaudata nei numerosi episodi traumatici della sua vita prima dei dieci anni, conclusi sempre dal ritorno alla maschera di una normalità apparente.

Liv Ullmann and Bibi Andersson in Persona (1966), Ingmar Berman, Photo: Sven Nykvist © AB Svensk Filmindustri

La fuga nel mondo narcisistico

Come in una galleria di specchi ogni episodio della sua vita viene rimandato tra punti di vista inconciliabili.
Ad esempio, la nascita di Ingmar viene così da lui narrata: Quando nacqui, la mamma (Karin) aveva la spagnola, io ero in cattive condizioni e fui battezzato d’urgenza in ospedale. Un giorno venne a farci visita il vecchio medico di famiglia, mi guardò e disse: questo sta morendo di denutrizione … Ero quasi morto. Ma la nonna trovò una balia, e io aumentai di peso, pur continuando a vomitare e ad avere mal di pancia. Fui inoltre colpito da una serie di malattie indefinibili e non riuscivo proprio a decidermi se volevo vivere. Nel profondo della mia coscienza posso rievocare le sensazioni d’allora. Il cattivo odore delle secrezioni corporee, i vestiti umidicci che mi escoriavano la pelle, il tenue chiarore della lampada da notte, la porta socchiusa sulla stanza accanto, il respiro profondo della bambinaia, passi circospetti, voci sussurranti, i riflessi caraffa dell’acqua. Posso ricordare tutto questo, ma non la paura. Quella venne più tardi. Questa descrizione è preziosa perché è una chiave per comprendere le psicosomatizzazioni di Ingmar (ma anche di tutti noi), che l’accompagnarono soprattutto nella prima parte della vita negli organi bersaglio (la pelle e il sistema digerente), i rituali alimentari connessi a scongiurarle e la fuga nel mondo narcisistico in cui acquietare la sofferenza.

Il gioco degli specchi

Il racconto di Karin sulla nascita di Ingmar, d’altra parte, non è quello di una madre che ha vissuto direttamente la nascita, è il racconto di un osservatore e indirettamente può confermare la versione dell’adozione; la vera madre è stata fin dall’inizio la nonna.

Il gioco degli specchi permise a Ingmar di narrare alla ragazza che lo attirava quando aveva nove anni un’altra versione della sua nascita: Le raccontai che mio padre non era veramente mio padre, ero figlio di un attore famoso che si chiamava Anders de Wahl. Il pastore Bergman mi odiava e mi perseguitava, e bisognava capirlo. Mia madre amava ancora Anders de Wahl.

Karin ha continuato a giocare il ruolo di figlia della nonna, una donna bella e viziata, traditrice, così descritta nel personaggio di Maria in Sussurri e grida:

Guardati allo specchio… sei bella, sei forse anche più bella di allora … ma sei tanto cambiata. Vorrei che vedessi quanto sei cambiata. I tuoi occhi hanno sguardi rapidi e sfuggenti; un tempo guardavi tutto e tutti apertamente senza crearti una maschera. La tua bocca ha assunto un’espressione insoddisfatta, famelica; prima era così dolce. Il tuo viso è pallido, la pelle incolore, sei costretta a truccarti. La tua bella fronte ampia, spaziosa ha quattro rughe sopra ogni sopracciglio … Non riesci a vederle con questa luce, ma risaltano chiare di giorno. Lo sai da dove ti vengono queste rughe? Dalla tua indifferenza, Maria. E questa lieve curva che va dall’orecchio alla punta del mento non è nitida come un tempo. Questo significa che sei superficiale e indolente, e lì alla radice del naso perché ora c’è tanto sarcasmo, Maria. Riesci a vederlo? C’è troppo sarcasmo, troppo scherno … e sotto ai tuoi occhi inquieti, mille rughe impietose secche e quasi inavvertibili di noia e di impazienza …  

Il sentimento di inferiorità di Strindberg

Anche Strindberg nacque da una coppia problematica: era figlio di un piccolo commerciante e della domestica di famiglia, il che gli procurò un sentimento d'inferiorità.
Nel suo romanzo autobiografico Il figlio di un servo, egli descrive un’infanzia segnata da insicurezza emotiva, povertà, fanatismo religioso e abbandono … egli ricordava con amarezza che la madre si risentiva della sua intelligenza. La madre morì quando lui aveva 13 anni e, sebbene il suo dolore durò solo tre mesi, lasciò in lui il vuoto di un lutto non elaborato. A meno di un anno dopo la sua morte, suo padre sposò la governante ed egli arrivò a considerare la sua famiglia come i suoi peggiori nemici. Da giovane adulto iniziò a scrivere di teatro, fu influenzato dalla lettura di Søren Kierkegaard, Georg Brandes, Baudelaire, Shakespeare. Nella raccolta di racconti Città e abito, descrisse la vita studentesca, ridicolizzò Uppsala e i suoi professori universitari.

Liv Ullmann and Bibi Andersson in Persona (1966), Ingmar Berman, Photo: Sven Nykvist © AB Svensk Filmindustri

Siri

A 26 anni incontrò Siri, un’aspirante attrice di 24 anni, che era sposata con un barone; August le si presentò come uno scrittore fallito … Mi sento come un sordomuto, perché non posso parlare e non mi è permesso scrivere; a volte sto in piedi in mezzo alla mia stanza che sembra una cella di prigione, e poi vorrei urlare così tanto che muri e soffitti si sgretolerebbero, e ho così tanto per cui urlare, e quindi rimango in silenzio.

Il rapporto col padre s’incrinò l’anno successivo per questioni di eredità, il padre morì e August non partecipò al suo funerale. Dopo il divorzio di Siri, August la sposò e l’anno dopo pubblicò La stanza rossa, una satira della società di Stoccolma; è ritenuto il primo romanzo svedese moderno e questo libro ebbe successo prima in Danimarca che in Svezia.

Tutto dev'essere fatto a pezzi

A quel tempo August si descriveva così:
Sono un socialista, un nichilista, un repubblicano, tutto ciò che è anti-reazionario!... Voglio capovolgere tutto per vedere cosa c'è sotto; credo che siamo così intrecciati, così orribilmente regimentati, che nessuna pulizia di primavera è possibile, tutto deve essere bruciato, fatto a pezzi, e poi possiamo ricominciare da capo...
Dopo Siri ebbe altri due brevi matrimoni, il che segnala la sua ambivalenza verso l’intimità con la donna, che lo fa somigliare a Ingmar. Passò così dall’ispirarsi a Rousseau all’ispirarsi a Nietzsche, Zola, Hugo, Balzac, Andersen.

Attraverso Swedenborg passò dall’ateismo a un misticismo credente. La violenta opposizione alla società letteraria svedese del suo tempo sfociò , che lo portò a lasciare la Svezia e a esprimere nella follia la sua parte femminile e vendicativa, che si concretizzò nel romanzo Inferno e nella misoginia, in modo antitetico alla filoginia di Ibsen, suo avversario letterario. Si appassionò anche di occultismo e di ipnotismo e sviluppò una teoria secondo la quale la guerra sessuale non era motivata dal desiderio carnale, ma da una volontà umana implacabile: il vincitore era colui che aveva la mente più forte e senza scrupoli, qualcuno che, come un ipnotizzatore, poteva costringere una psiche più impressionabile alla sottomissione. La sua paranoia lo indusse a credere che i Poteri erano una forza esterna che gli aveva causato la sua sofferenza fisica e mentale perché agivano per punire l’umanità per i suoi torti; la relazione tra il mondo trascendentale e quello reale era descritta da una serie di corrispondenze e gli eventi quotidiani erano in realtà messaggi dall’alto di cui solo gli illuminati potevano dare un senso; sentiva anche di essere stato scelto dalla Provvidenza per espiare il decadimento morale degli altri e che le sue tribolazioni erano una ricompensa per i misfatti commessi in precedenza nella sua vita. Tutti spunti psichiatricamente pregnanti.

Come rinnovare il teatro: le regole

Ma riuscì a tornare in Svezia, a ricomporsi e a rinnovare il teatro.
Fondando, insieme al giovane attore-regista August Falck, l’Intima teater (Teatro intimo), modellato sul Kammerspiel Haus di Max Reinhardt. Strindberg aveva idee molto specifiche su come il teatro sarebbe stato aperto e gestito e redasse una serie di regole:
1. Niente alcolici.
2. Niente spettacoli domenicali.
3. Brevi rappresentazioni senza intervalli.
4. Nessuna chiamata.
5. Solo 160 posti nell'auditorium.
6. Nessun suggeritore.
Nessuna orchestra, solo musica sul palco.
7. Il testo sarà venduto al botteghino e nella hall.
8. Rappresentazioni estive.
Falck aiutò a progettare l’auditorium, che era decorato in una tonalità verde scuro; l'illuminazione del soffitto era una copertura di seta gialla che creava un effetto di luce diurna mite; il pavimento era ricoperto da un tappeto verde scuro e l’auditorium era decorato da sei colonne ultramoderne con elaborati capitelli; invece del solito ristorante, c’erano una lounge per le donne e una sala fumatori per gli uomini; il palco era solo 6 per 9 metri e il numero di posti a sedere era minimo. Tutto ciò per dare al pubblico una maggiore sensazione di coinvolgimento nella rappresentazione, mentre la gente di quel periodo andava in genere per chiacchierare e socializzare.

La lettera di Nietzsche

Anche in questo lo psico-cinema Ingmar imitò lo psico-teatro di August. Come in uno specchio del 1961 fu il primo film da camera di Ingmar.

August morì nel 1912, sei anni prima della nascita di Ingmar, di polmonite, mentre soffriva anche di cancro allo stomaco. Lo stomaco, sede di chi è oppresso dal senso di colpa del dover dimostrare di essere il primo e di chi deve placare la sua fame solo consumando continuamente il tempo!
Ma, mentre Ingmar riuscì, in ultima analisi, a trovare una certa pace riconciliandosi con i genitori e attraverso la solitudine dell’isola di Fårö, attenuata dai massaggi quotidiani di una domestica, August fino all’ultimo continuò a riversare il suo livore nella sua rivolta anti-perbenista in quella che fu chiamata la faida di Strindberg, forse accompagnato dai complimenti della lettera di Friedrich Nietzsche a Meta von Salis, 29 dicembre 1888:
Tra i miei lettori ho un autentico genio, lo svedese August Strindberg,
forse accompagnato dall’ultima cartolina della follia del ricco epistolario Nietzsche-Strindberg: Herr Strindberg: Eheu! Non più! Divorçons! Il Crocifisso.

Rimodellare l'interpretazione nell'interazione col pubblico presente

E forse la maschera della follia servì a nascondere sempre il Soggetto di tutti e tre. E fa risuonare quanto scriveva Alberto Savinio in Ascolto il tuo cuore, città:
... in questi uomini che sono assieme donne, in queste creature che sulla faccia visibile portano l’invisibile e ambigua maschera dell’Ermafrodito, è anche un misterioso istinto di madre; e tutte le cose essi le considerano con materna proprietà, come se le avessero generate. Bisogna capire la loro intolleranza, e perdonarla.

In Nietzsche, Strindberg, Savinio e Bergman lo Sceneggiatore inspira l'intuizione del Regista, che dirige la libera interpretazione dell'Attore, che prima è modellato dal Regista, che è modellato dallo sceneggiatore e poi, di momento in momento, rimodella la sua interpretazione nell'interazione col pubblico presente.

Post scritto rileggendo Ingmar Bergman. Lanterna magica Garzanti. e il libro-intervista Conversazione con Ingmar Bergman di Stig Björkman e Olivier Assayas. Lindau, rivedendo il film di Jane Magnusson Bergman 100 e riflettendo su Lettere da un Inferno Futuro di Marco Dotti.

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