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Lo psicodramma del sogno (1)

Rientrare nella nostra interiorità può aiutarci a fare una pausa al fine di rispondere in maniera creativa.

Il teatro di Epidauro. Foto: Markus Zohner / PRO LITTERIS

Di Adolfo Santoro

I mondi della paura

Gli incubi nei sogni sono solo l’esito dell’ingresso nel mondo della notte con la paura e non col desiderio. È la paura che ci porta a evitare ciò che è per noi emotivamente eccessivo, perché siamo abituati a difenderci dalla realtà della realtà chiudendoci nel nostro guscio. Rientrare elasticamente nel guscio è una fondamentale funzione ritmica di giorno, quando, al ritmo del respiro, moriamo e rinasciamo continuamente per sentire la nostra innocente felicità; ma, anche quando siamo esposti all’invasività sottile della crudele stupidità altrui e dei media, rientrare nella nostra interiorità può aiutarci a fare una pausa al fine di rispondere in maniera creativa. Se però la paura ci induce a rimanere bloccati nel nostro guscio diurno, finiamo per entrare nel mondo dei sogni oppressi dal guscio.

E questo è vero non soltanto per i piccoli traumi inconclusi della vita quotidiana, che in genere costituiscono larga parte dello stress cronico rimosso nel nostro inconscio e che è, per lo più, guarito dal rimescolamento delle carte, che avviene nel sonno profondo, immediatamente prima dei sogni. È vero anche per gli incubi e i sogni pieni di ansia, propri Disturbo Post-traumatico da Stress, sia nello stress recente che nello stress dello sviluppo dal feto all’adolescenza.

Sogni brutti non esistono

Nel Disturbo Post Traumatico da Stress il disturbo del sonno è difficile da correggere e spesso ritorna durante tutta la vita della persona: ritorna dopo un miglioramento temporaneo. Oppure resiste al cambiamento, nonostante le valanghe di psicofarmaci assunti, che – lo dico per inciso – se non risolvono immediatamente, diventano la principale parte del problema: diventano il simbolo della ricerca di una risoluzione esteriore del conflitto, mentre l’unica risoluzione vera è nell’interiorità. Gli psicofarmaci, infatti, aggravano il problema perché facilitano il sonno superficiale, ma non permettono di arrivare al sonno profondo, là dov’è la radice del problema, che è l’oscillazione tra le emozioni attivate dal giudice interiore e dalla depressione. Accanto all’uso degli psicofarmaci la persona tende a utilizzare tecniche di evitamento: posticipa l’andare a dormire la notte o evita di parlare delle sue esperienze traumatiche nel timore che ciò possa suscitare brutti sogni: non si rende conto che non esistono brutti sogni, ma solo sogni emotivamente non conclusi. Proprio come nella psicosi!

Nella Fisica  Aristotele scriveva: Ma il tempo non è neppure senza mutamento. Quando infatti noi non mutiamo nella nostra coscienza, oppure, pur essendo mutati, ci rimane nascosta, a noi non sembra che il tempo sia passato.

Nel periodo arcaico il punto di riferimento psicoterapeutico più importante era l’oracolo di Delfi. Uno dei miti fondativi di questo oracolo narra che prima era proprietà di Gea, la Terra ed era custodito dal serpente Pitone, il cui etimo significa far imputridire, marcire, evidente simbolo della morte che anticipa la rinascita. Il dio Apollo ingaggiò una lotta col serpente e lo uccise, ma per scontare la pena del delitto fu costretto a servire per sette anni un re ed, alla fine della pena, rientrò trionfalmente a Delfi sotto forma di delfino, da cui il nome di oracolo di Delfi. All’entrata del tempio c’era la scritta Conosci te stesso e all’interno di esso si sprigionavano dei fumi, che permettevano lo stato di trance della pizia, la sacerdotessa che operava l’oracolo. La vittoria di Apollo, dio del Sole, sulla Notte non è però per me salutare: il serpente deve essere integrato in Apollo. La saggezza della Notte, del ritmo Non Essere/Essere, deve accompagnare il Giorno, altrimenti si rischia di essere affascinati dai bagliori e dal progresso.

Un altro sito di guarigione era Epidauro, dove chi chiedeva un responso si sottoponeva al rito dell’incubatio, dormiva nell’asclepeio, nello spazio sacro al dio Esculapio, per poi risvegliarsi miracolosamente guarito o per ricevere un comandamento o un consiglio sul come comportarsi per guarire. Il rituale d’accesso consisteva nei preliminari di purificazione, con lavaggio e breve digiuno, seguiti dal sacrificio di un gallo, accompagnato dall’invocazione al dio.

Il psicodramma: vivere continuamente nuove emozioni

Anche nello psicodramma viene a configurarsi uno spazio sacro, in cui lo psicoterapeuta rievoca la ricomposizione degli archetipi delle origini, che diventano, come il bosone di Higgs, la presenza spirituale che riordina il caos delle particelle elementari. A differenza dello spazio del mondo condiviso, che è alienato ed eterocentrato, emerge la comprensione empatica e intuitiva, che apre all’armonizzazione col cosmo; emerge la consapevolezza della continua produzione di immagini, che consegue al fatto che il corpo vive continuamente una nuova emozione che si configura in una nuova immagine.

Il gruppo dello psicodramma diventa allora lo spazio inconscio, l’utero che incuba la rinascita dei partecipanti. L’ingresso della persona nel sacro spazio dello psicodramma avviene attraverso riti preparatori, simili a quelli di Delfi o di Epidauro.

Questi riti preparatori comprendono un percorso individuale in cui viene già condiviso un contratto di gruppo e viene avviato un percorso di apprendimento comprendente:

  • la consapevolezza che noi siamo i ritmi biologici (infradiani, diurni e ultradiani) e che abbiamo la funzione di rispettare ecologicamente il contesto di questi ritmi e la narrazione scenica della propria storia e delle aspettative future all’interno dei ritmi biologici;
  • la riattivazione della capacità infantile di ri-centrarsi nel corpo seguendo il respiro
  • la riattivazione della capacità infantile di seguire le immagini,
  • la riattivazione della capacità infantile di pendolare nell’interiorità del corpo seguendo le quattro direzioni: dietro-avanti, destra-sinistra, basso-alto, dentro-fuori.

Solo allora è possibile l’ingresso nello psicodramma, nel sacro recinto della liberazione interiore, del respiro tra cuore e sesso.

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