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Lugano è in fiamme

Era da non credere: finalmente migliaia di persone vive di tutte le età attraversavano questa Lugano, che di solito giace abbuffata e decadente sulle sponde del suo laghetto, compiacendosi per ogni peteggio che nel suo eterno rilassamento libera dalle sue pigre budella.

di Markus Zohner

È stata una festa grandiosa ieri a Lugano! Era da non credere: finalmente migliaia di persone vive di tutte le età attraversavano questa Lugano, che di solito giace abbuffata e decadente sulle sponde del suo laghetto, compiacendosi per ogni peteggio che nel suo eterno rilassamento libera dalle sue pigre budella. Una manifestazione di cittadine e cittadini, giovani e meno giovani, famiglie con bambini che hanno sfilato pacificamente per condannare e testimoniare contro l’azione politica repressiva da parte del Municipio di Lugano nei confronti dell'ex Macello e dei Molinari.

Il sindaco di questa città, la quale nei suoi sogni è a tu per tu con Londra, Milano, Parigi e New York, ma che pure forzandosi enormemente non riesce a produrre altro che soldi e possuria connessa, posta su Instagram niente tranne fiori, animaletti, la solita montagna dell'altra sponda, tramonti e nuvole, come se questi fossero i risultati del suo lavoro da primo cittadino.* Invece, il risultato di questo suo lavoro è una casa appartenente alla cittadinaza rasa al suolo e una città in fiamme.

In fiamme, si fa per dire. Naturalmente questo sindaco lungimirante ha pensato bene: un mio atto fascista ha bisogno di protezione fascista. E così contro questo gruppo variopinto di pronipoti dei figli dei fiori e dei loro sostenitori dal mondo della cultura, ieri ha chiamato in aiuto centinaia di poliziotti anti-sommossa. Nel resto del Cantone e della Svizzera invece hanno pensato bene di togliere la libertà di movimento ai cittadini per evitare che potessero raggiungere il luogo della protesta.

In fiamme, sì. L'ira della cittadinanza di Lugano dopo la demolizione di un edificio storico non conosce limiti. È orribile, Signor Sindaco, realizzare che dietro la maschera di fiori e di arcobaleni ci sia la brutta faccia del fascismo ed è ancora più orribile realizzare la perfezione della macchina messa in moto per far valere queste idee di estrema destra.

Avremmo forse potuto parlare sull'impiego delle tattiche di repressione impiegate se la Cittá avesse avuto a che fare con un nido di terroristi del cosidetto "Stato Islamico" armati fino ai denti. Ma forse noi lo siamo, ai suoi occhi, onorevole Sindaco: dei terroristi. Perché riconosciamo le facce dietro le maschere. E questa, ai suoi occhi, è la cosa più pericolosa che possa esistere.

Viva la cultura!

*Dimenticavo: fra la solita montagna, gli arcobaleni, le fiori e le nuvole si trova anche una foto ricordo sulla quale il sindaco si fa abbracciare dal suo idolo, un noto criminale tossicodipendente.‌

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