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Ci sono dei mondi oltre maschio e femmina: il potere del linguaggio

Quattro donne e un uomo in una stanza? Quanto è ridotto il nostro linguaggio! Lui e lei. Tutti gli uomini, via, non complichiamoci la vita con 'sta grammatica!‌‌ Ovviamente, al centro del problema, come sempre è il maschio: egocentrico, prepotente e anche stupido. C'è da lavorare.

di Elisabetta Preite

"Genere: categoria grammaticale esistente nelle lingue indoeuropee, semitiche e in molte altre famiglie linguistiche, alcune delle quali distinguono tre generi, maschile, femminile e neutro (per es., il latino, il greco, il tedesco), altre, come l’italiano e il francese tra le lingue moderne, soltanto due, maschile e femminile; la distinzione del genere, che solo in un ristretto gruppo di sostantivi è connesso con il genere naturale, si manifesta nella declinazione dei sostantivi, dei pronomi e degli aggettivi, e nell’accordo tra essi." (treccani.it)

Andrea ama Charlie

Nelle lingue indoeuropee vengono distinti da uno a tre generi che normalmente sono il maschile, il femminile e il neutro. Esistono lingue che hanno un solo genere e trattano tutti i sostantivi nella stessa maniera da un punto di vista grammaticale. Un esempio è la lingua turca che è libera dai generi, a parte eccezioni come professioni o parole legate al bestiame. La terza persona singolare egli, cioè O, si riferisce indistintamente a persone e oggetti. Anche molti nomi turchi sono gender-neutral e questo permette di raccontare una storia senza che l’identità di genere dei personaggi venga definito. Ad esempio, la frase

O kedisini seviyor
Egli ama il suo gatto

permette di rendere indefinito il genere della persona che vuole bene al proprio felino. In italiano nasce naturale indicare lui o lei, perché egli è ormai in disuso, se non in ambito scolastico, poiché tendiamo subito a definire il genere delle persone, valutando solo maschio e femmina. Consideriamo il fatto di avere la possibilità di dire frasi come Andrea ama Charlie senza preoccuparci di quale sesso abbiano le persone, ma dando l'importanza al fatto che semplicemente due persone si amano, o che il gatto è amato dalla sua proprietaria o dal suo proprietario. Evitare di identificare subito il genere ci apre la possibilità di focalizzarci sugli altri elementi presenti nella frase e nel discorso.

Non esiste solo la distinzione grammaticale di maschio e femmina. Andando oltre l’Europa ci sono le lingue caucasiche che hanno dai 4 agli 8 generi, le lingue bantu (una sottofamiglia delle lingue africane che si parla a sud dell’Equatore) hanno dai 10 ai 20 generi e la lingua yanyuwa, una lingua australiana aborigena, ha 16 generi. Alcuni di questi sono: animato e inanimato, razionale e non razionale, umano e non umano, forte e debole. La lingua dyirbal (australiana) ha un genere che indica la frutta e la verdura commestibili. La lingua caucasica andi ha un genere riservato agli insetti.

Il patriarcato non finisce con un linguaggio corretto

C'è meno sessismo o violenza di genere in Turchia, dal momento che la lingua turca non presenta distinzioni a livello di genere? La Turchia non è sicuramente un paese che mostra una parità tra uomo e donna per come la intendiamo noi. Il linguaggio è solo uno dei tanti fattori in questa problematica. Il patriarcato non finisce con un linguaggio corretto.

Cosa significherebbe oggi adottare nella nostra società un linguaggio completamente libero dai generi, senza l’identificazione con maschio o femmina? Come sarebbe leggere o ascoltare una storia in cui il genere del protagonista non è riconosciuto tra uomo o donna? Potrebbe esistere una società in cui il linguaggio non definisce una sola "normalità"?

L'architetta e il suo suffisso

Oggi le donne conquistano competenze che prima non avevano e questo porta a una maggiore diffusione dei femminili professionali. Usare i femminili è una novità socioculturale perché ci sono donne che fanno lavori che prima non facevano. Puoi incontrare un'architetta, un’avvocata, una medica, un’ingegnera. Spesso si fa fatica a utilizzare queste parole perché non sembra che suonino bene, eppure grammaticalmente sono corrette. La parola ingegnera può esistere potenzialmente da sempre, ma in atto la sentiamo solo ora. Il fatto di usare questo termine indica che la donna rivendica la sua posizione lavorativa nella società, in quanto la società patriarcale in cui viviamo impedisce alle donne di raggiungere determinati ruoli che sono stati tipicamente maschili.

“Nella nostra lingua vale una regola: 99 poetesse e un poeta fanno 100 poeti. Svanite le 99 donne, sono introvabili, scomparse nel cassetto dei maschi.” Luise F. Pusch

Il Sessismo nella lingua italiana

38 anni fa, Alma Sabatini ha affrontato la questione dell’utilizzo dei generi in una ricerca commissionata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano sulla parità dei sessi nella lingua, nei mass media e nei libri di testo scolastici. Tale ricerca ha dato vita al testo Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana per la scuola e l'editoria scolastica (Roma 1986), che è confluito poi nel volume Il Sessismo nella lingua italiana (1987). Gli scopi di questo saggio sono di "suggerire alternative compatibili con il sistema della lingua per evitare alcune forme sessiste della lingua italiana" e di "dare visibi­lità linguistica alle donne e pari valore linguistico a termini riferiti al sesso femminile". Tale ricerca ha sensibilizzato notevolmente l’opinione pubblica sull'utilizzo corretto del femminile. Sabatini propone un linguaggio di uguaglianza di genere. 35 anni dopo la pubblicazione del saggio invece ancora leggiamo sui giornali titoli sessisti. Donne a capo di aziende, scienziate, campionesse sportive che ancora vengono nominate col nome proprio come fossero nostre cugine, a differenza di quanto succede con gli uomini che vengono sempre nominati col cognome.

¡Todes juntes!

Questo dibattito sul sessismo nella lingua italiana continua ancora oggi e si aggiungono nuove alternative ai problemi della società odierna. La sociolinguista Vera Gheno ha individuato la ə (schwa) come possibile soluzione che possa includere sia il genere femminile che maschile per non considerare sempre e soltanto il genere maschile nei plurali. All'estero, per la lingua portoghese la filosofa e scrittrice Márcia Tiburi ha proposto di utilizzare la e: todos diventa l'inclusivo todes, in spagnolo compañero può diventare il gender-free compañere. Nella lingua inglese, invece, si cerca di adottare il genere neutro quando si parla in generale: actor e non actress, spokesperson e non spokesman o -woman, non più policeman ma police officer, non più housewife ma houseperson. They per chi non si dichiara né maschio né femmina.

Nel mondo esistono più di 7000 lingue diverse e ciò significa che l'essere umano è riuscito a creare più di 7000 universi cognitivi, esistono parole presenti in alcune lingue, ma che in altre non hanno l’equivalente tradotto.  Le persone hanno la capacità di creare nuove parole, quindi esiste la possibilità per la nostra lingua di adottare un linguaggio che sia più inclusivo.

David Foster Wallace nel suo discorso Cosa è l’acqua? racconta la seguente breve storia.

Ci sono questi due giovani pesci che nuotano e ad un certo punto incontrano un anziano pesce che nuota controcorrente, il quale gli fa un cenno e dice “Buongiorno ragazzi, come è l’acqua?”, e i due giovani pesci continuano a nuotare per un po’ e alla fine uno di loro guarda l’altro e fa: “Che diavolo è l’acqua?”.

Il linguaggio per gli esseri umani è come l’acqua per i pesci. Quando il linguaggio si trasforma, la composizione dell'acqua cambia. È quel gusto differente, quella temperatura diversa che ci fa rendere conto dell'acqua nella quale nuotiamo.


Elisabetta Preite è laureata in Lingue e letterature straniere e in Gestione dei media. Lavora da diversi anni come assistente di produzione per la Markus Zohner Arts Company.


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