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Il bisogno dell’arte, della parola, del pensiero. Terza e ultima parte dell'intervista PARLIAMO DI PAROLE, con Patrizia Barbuiani e Markus Zohner

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Parliamo di parole

Terza e ultima parte

Patrizia e Markus avete tenuto dei corsi di teatro in Svizzera e all’estero mentre negli ultimi anni avete iniziato anche a insegnare scrittura creativa. Vedete punti in comune nelle due discipline? Dove invece percepite delle differenze?

Patrizia: Punti in comune nel tenere corsi di teatro e di scrittura si trovano sicuramente in ciò che riguarda l’improvvisazione e la struttura della storia perché, se si improvvisa una storia per il teatro, ci sono delle regole e tecniche che ritroviamo anche nell’impianto di una narrazione scritta. Quello che chiaramente le differenzia è l’uso del linguaggio che sarà differente per presentare una storia su un palcoscenico oppure per iscritto. Però credo che il processo e le regole che sorreggono la struttura, la cornice della storia siano simili.

Markus: Per me è stato estremamente interessante dare corsi di teatro, l’ho fatto per trent’anni. La differenza da un lato non è neanche così grande, dall’altro lo è perché, nel mio modo di percepire, questo corso di scrittura è molto più strutturato. In teatro ci sono tanti mezzi di espressione, non c’è solo la parola. C’è il corpo, la voce, il movimento, la mimica, lo spazio, il tempo e molto altro, quindi l’approccio è da un lato più “totale”, gli esercizi vertono sulle differenti suddivisioni nei vari ambiti. Nella scrittura invece, dato che c’è solo la parola scritta, gli insegnamenti devono essere più strutturati, bisogna dare degli input più chiari e anche dei feedback molto più precisi.

Markus fra le varie attività creative che hai fatto nella tua vita dal teatro, al giornalismo, podcaster, scrittore, la scrittura a che punto si colloca?

Markus: Io penso che la scrittura abbia una posizione centrale perché, in fin dei conti, si tratta sempre di questo sotto varie forme, utili per riuscire o cercare di condensare i pensieri. Per me la scrittura è anche una modalità molto utile per pensare, quindi scrivere per me non è necessariamente un esercizio di fantasia, ma mi permette di sviluppare meglio un pensiero. Chiaramente le modalità che hai elencato sono tutte legate alla parola. È sempre la parola a essere messa al centro e, di conseguenza, la scrittura, anche se non tutto viene messo per iscritto nelle varie attività. Ci sono molte cose che vorrei scrivere, come penso tutti, nonostante io scriva tanto, vorrei e dovrei scrivere di più. Mi piacerebbe, per esempio, ampliare ancora di più la scrittura di fantasia oppure sviluppare, non solo in ambito teatrale, delle storie familiari a partire da dei diari che ho recentemente ritrovato risalenti alla seconda guerra mondiale e perciò legati a tematiche per me importanti. Ci sono sempre più progetti e idee rispetto a quanto riesca effettivamente a realizzare.

Patrizia tu hai sempre scritto per il teatro, hai pubblicato articoli, storie e tre romanzi. La scrittura è stata una parte importante della tua vita e lo è ancora. Come vedi il ruolo di quest’arte per te?

Patrizia: Ha un ruolo importante e anche indissolubile dalla mia attività creativa con il teatro. Le due cose sono praticamente inscindibili. Ho cominciato a scrivere per me già da ragazza, poi ho sviluppato la scrittura quando ho fatto la mia formazione teatrale. Le due fasi si sono continuamente alternate.

Patrizia Barbuiani e Markus Zohner, tournée con ODYSSEE in Asia Centrale 2022, stazione dei treni Tashkent / Uzbekistan

La scrittura è terapeutica?

Markus: Ma certo. In fin dei conti, io penso che tutta l’arte sia terapeutica che sia musica, pittura, scrittura, teatro, ecc. La vera domanda è: fino a che punto può aiutare? Forse riesce, fino a un certo punto, anche a curare delle malattie, ma sopratutto credo che possa aiutare ad affrontare le “malattie della vita” di cui tutti soffriamo. Sicuramente cerca di aiutare a esprimere delle cose, collegandoci all’inconscio di cui abbiamo parlato prima, che con il puro pensiero logico non saremmo in grado di affrontare. Quindi in questo senso, assolutamente. Perciò, più che sulla parola “terapeutico”, mi soffermerei sulla parola “vitale” perché è umano avere bisogno dell’arte, della parola, del pensiero, della musica e della scrittura. È un’illusione che l’uomo sia fatto soltanto di logica, l’uomo non è un computer. Più ci si confronta con l’arte, sia nella veste di consumatori sia di creatori, più si riesce a entrare in contatto con il proprio mondo interiore, libero da logiche.

Patrizia: Trascrivendo questi bisogni vitali in arte, si può comunicare, permettendo a un prodotto artistico personale di raggiungere molte persone. Si tratta di concretizzare un malessere, permettendo al lettore d'identificarvisi, perciò la prospettiva cambia, da individuale diventa universale.

Che consigli dareste a un giovane che volesse impegnarsi con la scrittura?

Markus: Forse la cosa più importante direi che è scrivere, scrivere, scrivere. In secondo luogo dovrebbe cercare qualcuno di cui avere piena fiducia. Trovo che, come in tutte le arti, sia molto importante avere o trovare dei maestri, intendo proprio nel significato arcaico, non solo in quello di “insegnante”. Una persona cioè che possa dare delle dritte a un giovane pieno di voglia di fare; qualcuno che possa dargli degli insegnamenti che vadano oltre la tecnica e possano guidare la persona. Ho avuto in teatro tre maestri che sono stati per me estremamente importanti, provenienti da discipline ed esperienze diverse. Sono grato a loro per i loro insegnamenti che mi danno ancora oggi un certo tipo di sicurezza, una struttura, uno sviluppo del pensiero non solo relativo alla parola o al teatro stesso. Dato che queste discipline sono connesse con la vita, ne consegue una visione della vita stessa, quindi un approccio diretto anche verso la scrittura e come svilupparla. Incontrare un maestro è una cosa molto difficile, ma per la mia esperienza, estremamente importante. Ѐ connessa all’intuizione, alla volontà e alla ricerca.

Sono persone di fiducia con le quali confrontarsi e farsi guidare. Più in là con il tempo risuonano ancora le loro voci e i loro motti che mi permettono di non arrendermi nei momenti difficili e mi spronano a continuare.

Patrizia: A un giovane direi: “Abbi fiducia completa in quello che scrivi: se non credi in quello che fai non vedo perché gli altri dovrebbero leggerti. Quindi vai, affronta le difficoltà, superale, non mollare e soprattutto scrivi, scrivi, scrivi!”.

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