Di Adolfo Santoro
Quando ad Ikkyu, maestro zen del 1400, veniva chiesto Che cos’è la meditazione?, egli rispondeva Attenzione. Al che l’interlocutore chiedeva E poi? E Ikkyu: Attenzione … attenzione … attenzione … attenzione ….
Questa storia zen ci aiuta a comprendere che la meditazione non è quella banale tecnica propinata da qualche maestro improvvisato, che ripete senza viverlo ciò che ha sentito dire, o dai canali youtube, ma è qualcosa di complesso. Buddha, infatti, nell’esposizione dell’Ottuplice Sentiero spiegava che i tre elementi essenziali di esso sono l’Impermanenza (Anicca), il distacco dalla Sofferenza (Dukkha) e l’inconsistenza del sé (Anatta). La Realtà della Realtà è, dunque, Cambiamento; l’Io che cerca di percepire oggettivamente la Realtà della Realtà finisce per coinvolgersi nella sofferenza; solo la vita diretta mette tra parentesi l’Io, che risulta da uno specifico contesto di Spazio/Tempo, in modo da tornare al senso-motorio originale dell’Io che è il Cambiamento. Comprendere la circolarità di questo processo implica l’interiorizzazione delle tre parti dell’Ottuplice Sentiero: Etica (Sila), Concentrazione (Samadhi) e Visione (Panna). La respirazione amplia la Visione dell’Etica e del Fare.
Un’esperienza diversa
L’attenzione non è soltanto, dunque, una delle tante funzioni cognitive, ma è qualcosa che precede le funzioni e persino le cose. Il tipo di attenzione che portiamo al mondo cambia la natura del mondo di cui siamo Testimoni: Sentire il mondo dal nostro emisfero destro è diverso dal Percepire il mondo dal nostro emisfero sinistro. L’Attenzione inquinata dall’Interpretazione cambia il mondo. Se sei mio amico, il modo in cui mi ti rappresento sarà diverso dal modo in cui mi rapporterò se tu fossi il mio datore di lavoro, il mio paziente, il sospettato di un crimine che sto indagando, il mio amante, mia zia, un corpo in attesa di essere sezionato. In tutte queste circostanze, eccetto l'ultima, avrò anche un’esperienza completamente diversa. Eppure nulla di oggettivamente è cambiato.
E questo vale anche per tutto ciò con cui veniamo in contatto. Una montagna è un punto di riferimento per un navigatore, una fonte di ricchezza per il cercatore, una forma molto strutturata per un pittore, o la dimora degli dei per qualche altro. Ed è il cambiamento dell’attenzione che cambia il significato per noi e chi siamo noi in quel momento: co-creiamo il mondo in cui viviamo.
I compiti delle due emisfere
All’emisfero destro spetta dunque il compito di indicare come fare. L’emisfero sinistro, quello dominante, appare specializzato nell’elaborazione linguistica adulta, di tipo sequenziale, nella gestione del codice digitale e nell’esercizio della logica: esso, trascurando il contesto (tra cui le motivazioni dei soggetti che partecipano ai fatti), tende a inscatolare le sensazioni e
1) le descrive,
2) le spiega (il perché),
3) le interpreta,
4) valuta le conseguenze bene-male dei fenomeni.
L’ipnoterapeuta Milton Erickson era ben consapevole della funzione dell’elaborazione linguistica infantile, propria dell’emisfero destro. E la utilizzava destrutturando il linguaggio e mettendo tra parentesi l’emisfero sinistro e la sua logica sequenziale. Realizzava così l’interruzione della comunicazione tra gli emisferi che i primi neurobiologi osservavano nei pazienti epilettici, cui era stato resecato il corpo calloso a scopo terapeutico per evitare la generalizzazione delle crisi epilettiche: l’interruzione delle commessure tra gli emisferi, una commissurotomia. Solo che l’interruzione della comunicazione inter-emisferica in ipnosi è transitoria, per cui Erickson parlava di commissurotomia funzionale: l’emisfero destro di una persona ipnotizzabile non dipende più, così, dalle sue azioni, che, a loro volta dipendono abitualmente dalle istruzioni del potere esteriore o dalle sue rappresentazioni, ma dalla voce dell’ipnotista che plasma la sensazione e la comprensione, cioè i dati sensoriali e la rappresentazione della realtà.
Il processo psicobiologico durante la psicoterapia
Un tipo simile di commissurotomia funzionale è descritto da Allan Schore nel funzionamento di una psicoterapia ben fatta. Le ricerche sulla lateralità cerebrale e sull’asimmetria emisferica indicano che i processi emotivi e relazionali del cervello destro operano al di sotto della consapevolezza cosciente non solo nelle prime fasi dello sviluppo umano, ma nel corso della vita. Le comunicazioni intersoggettive ultrarapide tra i cervelli destri, visi, voci e gesti del caregiver (in genere la madre) e del bimbo che non sa ancora parlare (infante) – come pure dello psicoterapeuta e del paziente - regolano implicitamente le emozioni nelle dinamiche di attaccamento non verbale. Il processo psicobiologico della sincronia interpersonale ed il meccanismo evolutivo dell’attaccamento sono così regolati dall’interazione. Un lavoro terapeutico efficace con dinamiche di attaccamento emotivo non verbale primitive si concentra non sull’insight verbale conscio ma sulla formazione di un legame inconscio che comunica e regola le emozioni all’interno della relazione terapeutica.
L’emisfero destro è, dunque, dominante sia nella psicoterapia profonda che riduce i sintomi a breve termine che in quella che promuove la crescita a lungo termine.
Ho tenuto numerosi gruppi e ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche.
Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.