in seguito alla pubblicazione del mio messaggio inviato a te, ci tengo di raccontare a chi ci legge della saga degli Atridi (che sono i figli di Atreo: Agamennone e Menelao) e di riflettere sull’attualità della tragedia greca, le cui ragioni si ritrovano in ogni tragedia odierna privata e pubblica.
A.S.
La storia transgenerazionale della saga degli Atridi
Di Adolfo Santoro
Tantalo, figlio di Zeus, per smascherare gli dei in merito alla loro presunta onniscienza, li invitò a un banchetto in cui offrì loro le carni di Pelope, suo figlio. Tutti gli dei si accorsero dell’inganno, tranne Demetra. Tantalo fu punito con la condanna a stare per sempre nel Tartaro, l’inferno degli empi, e a soffrire una fame e una sete impossibili da placare.
Il carro guidato dai cavalli divini
Pelope, per conto suo, aveva già commesso nefandezze. Questi, che inizialmente viveva nella terra lasciata dal padre, fu costretto da un’invasione di barbari a intraprendere un viaggio attraverso la Grecia alla ricerca di un regno da governare. Giunse alla corte del re Enomao, figlio del dio Ares, che non concedeva la mano della figlia Ippodamia ai giovani che la corteggiavano perché un oracolo gli aveva predetto che sarebbe morto per mano del proprio genero; perciò Enomao sfidava i pretendenti a una gara con carri, ma il suo carro era guidato da cavalli divini e quindi imbattibili: se avesse vinto, li avrebbe uccisi.
Già tredici giovani erano stati decapitati e le loro teste erano state inchiodate alle porte del palazzo di Enomao. Pelope corruppe l’auriga di Enomao e figlio di Hermes, Mirtilo; questi, che spasimava per Ippodamia, si lasciò corrompere con la promessa di Pelope di concedergli una notte con Ippodamia. Mirtilo sabotò il carro di Enomao, che morì. Ma Pelope non mantenne la promessa e annegò Mirtilo, che, in punto di morte e invocando Ermes, maledisse Pelope e tutta la sua discendenza. Da Ippodamia Pelope ebbe venti figli, tra cui Atreo e Tieste, e da una ninfa ebbe un figlio, Crisippo. Atreo e Tieste uccisero Crisippo con l’aiuto della loro madre e furono maledetti da Pelope e banditi dalla città.
Pelopia ingravidata, ma in possesso della spada di Tieste
Atreo e Tieste si rifugiarono allora ad Argo, dove regnava un re che non aveva figli e che, consigliato da un oracolo, lasciò il suo regno ai due, senza scegliere chi sarebbe stato re. Ma intervenne un altro oracolo a prevedere che l’erede al trono sarebbe stato il possessore del vello d’oro, la pelliccia di una pecora mitica. Questo vello, che era di proprietà di Atreo, fu trafugato da Tieste con l’aiuto della moglie di Atreo. Ma questi fu aiutato dagli dei, che fecero tramontare il sole a est e così il rapporto tra i fratelli fu rovesciato: Atreo divenne re di Argo ed esiliò Tieste. Irato per essere venuto a conoscenza del tradimento della moglie, Atreo richiamò il fratello ad Argo con la scusa di una riconciliazione; in un banchetto gli servì come pasto la carne dei suoi figli e infine lo cacciò dalla città. Tieste si recò nella città di Sicione, dove viveva Pelopia, una sua figlia, e si rivolse a un oracolo, che gli svelò che l’unico modo di vendicarsi passava attraverso l’ingravidare Pelopia: questo figlio-nipote l’avrebbe vendicato. Con un inganno Tieste violentò Pelopia, ma Pelopia trattenne la spada di Tieste.
Uccisioni, suicidi, e Atreo diventa re di Argo
Atreo, a sua volta, si rivolse all’oracolo di Delfi, che gli intimò di richiamare Tieste. Si recò a Sicione, da dove, però, Tieste si era già allontanato. Qui si innamorò di Pelopia e la sposò. Nacque un bambino, che Pelopia abbandonò tra le montagne. Alcuni pastori si presero cura del bambino, ma Atreo, dopo aver saputo da Pelopia del figlio che credeva suo, recuperò il bambino, che chiamò Egisto. Quando questi divenne adulto, Atreo lo incaricò di andare a cercare Tieste; Egisto lo rintracciò e lo riportò ad Argo, dove ricevette da Atreo l'ordine di ucciderlo. Quando già Egisto si apprestava a ucciderlo, Tieste riconobbe la propria spada. Fu così che Tieste svelò a Egisto la storia. Pelopia si uccise per la vergogna, Egisto uccise Atreo e Tieste divenne re di Argo.
Menelao sposa Elena e diventa re di Sparta
I figli di Atreo, Agamennone e Menelao, furono esiliati a Sparta, dove sposarono le figlie del re: Agamennone, dopo averne ucciso il marito (che era figlio di Tieste), sposò Clitennestra, marciò su Argo e si riprese il trono, cacciando Tieste (che morì dopo poco) ed Egisto, ed ebbe tre figlie (Elettra, Ifigenia e Crisotemi) e un figlio (Oreste); Menelao invece, sposò Elena ed ebbe il trono di Sparta.
Paride sceglie Afrodite
A questo punto della storia subentrarono le contese tra gli dei: alle nozze tra Peleo e Teti, che poi divennero i genitori di Achille, non fu invitata la dea della discordia, Eris, che, per vendicarsi, donò al banchetto una mela d’oro, su cui era scritto Alla più bella. Tre dee (Era, Athena e Afrodite) si contesero il dono e Zeus, non potendo scontentare nessuna, decise che il giudizio sulla vincitrice sarebbe stato dato dal più bello dei mortali, il troiano Paride, che l’assegnò ad Afrodite, che, in cambio, fece sì che la più bella dei mortali, Elena, si innamorasse di lui e lo raggiungesse a Troia. Venne organizzata una grande spedizione, capitanata da Agamennone, che coinvolse tutto il mondo greco. La flotta, in partenza per Troia, fu bloccata dal mare in bonaccia in Aulide e l’indovino Calcante svelò che la dea Artemide era irata con Agamennone e che l’unico modo per placarla era il sacrificio di Ifigenia. Dapprima Agamennone rifiutò, ma poi, spinto da Menelao e Ulisse, si lasciò convincere e, col pretesto di farla fidanzare con Achille, fece arrivare Ifigenia in Aulide. Poco prima che venisse compiuto il sacrificio, però, Artemide, impietosita, sostituì Ifigenia con una cerva e la portò in Tauride (Crimea), dove ne fece una sua sacerdotessa.
La flotta poté così ripartire e, dopo dieci anni, Agamennone rientrò ad Argo insieme alla sacerdotessa troiana Cassandra, mentre Menelao tornò, con ulteriori peripezie, a Sparta insieme a Elena.
Ma ad Argo Clitennestra aveva intessuto una relazione con Egisto e i due uccisero Agamennone e Cassandra. Per proteggere il piccolo Oreste, Elettra lo portò in Focide, dove fu allevato insieme al principe Pilade.
Dieci anni dopo Oreste, spinto da Apollo e dalla sorella Elettra, tornò, insieme a Pilade, ad Argo e uccise Clitennestra ed Egisto. Le Erinni, vendicatrici dei delitti tra consanguinei, cominciarono a perseguitarlo, per cui fu processato e assolto, ma, per essere riabilitato, fu inviato, insieme a Pilade, da Apollo in Tauride, dove furono imprigionati dalla popolazione locale e furono offerti in sacrificio ad Artemide. Ma la sacerdotessa, che avrebbe dovuto compiere il sacrificio, era Ifigenia, che organizzò la fuga sua, di Oreste e Pilade. Tornato a casa, Oreste regnò per lunghi anni ad Argo e, dopo il matrimonio con la figlia di Menelao, anche a Sparta, mentre Elettra sposò Pilade. E finì la storia mitologica o pre-istoria e iniziò la storia, quella raccontata dai vincitori.
Le tragedie odierne e lo psicodramma
Fu un giovane psicologo sperimentale, Julian Jaynes, a immaginare, nel 1976, che il cervello destro ospiti quella che chiamiamo la memoria transgenerazionale, quel teatro segreto fatto di monologhi senza parole e di consigli prevenienti, dimora invisibile di tutti gli umori, le meditazioni e i misteri, che continua a essere presente, tacita, nel qui e ora. Nella preistoria dell’uomo l’emisfero destro è abitato dalle voci degli dei e la struttura della mente bicamerale spiega la nostra irriducibile divisione in due entità, l’individuo e il suo dio. Con il crollo della mente bicamerale sarebbero avvenuti l’avvento della coscienza moderna (quella del progresso, per intenderci), in cui l’emisfero destro è asservito all’emisfero sinistro e il passaggio da una mente uditiva a una mente visiva. La bicameralità della mente non è scomparsa: l’uomo ha nostalgia verso l’emisfero destro e l’eterno ritorno può avvenire solo attraverso la morte del dio e la rinascita del dio-bambino.
Ma di questo, della reiterazione della storia degli Atridi nei conflitti Russia-Ucraina e Netanyahu-Palestina e di altre tragedie, di Antigone, della sessualità distorta dal progresso, della sacralizzazione della vita e della necessità dell’uccisione virtuale di Agamennone da parte di Ifigenia perché avvenga la fine del progresso, caro Markus, te ne scriverò la prossima volta.
Nel frattempo invito i nostri gentili lettori a commentare quanto ho scritto.