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Ora! - Il filo invisibile che ci unisce

In un mondo di 8,36 miliardi di persone, cosa ci connette davvero? Una riflessione su distanze, incontri e il miracolo di trovarsi nello stesso corridoio del tempo. Plus: iscrizioni aperte per il corso intensivo di scrittura creativa a Lugano.

Tangled Galaxies – Galassie avviluppate. Credits: ESA

Buona domenica, amica rara!

Veloce due cose – Uno: scrivimi dopo aver letto Adesso!, e due: se ti interessa scrivere, iscriviti al corso di scrittura creativa che inizia fra una buona settimana.
Parleremo dell'immaginazione, dell'Io narrante, della psicologia dei personaggi, della struttura di racconti e di storie, scriveremo, analizzeremo, e soprattutto: rideremo. Ancora due posti disponibili.
Buon tutto, buona luce!


Adesso!

di Markus Zohner

Il minimo comune denominatore tra gli esseri umani è essere vivi. Tutto il resto sono differenze, divergenze che si perdono in distanze infinite. Noi individui sembriamo vivere ciascuno in galassie distanti anni luce l'una dall'altra. Il tentativo di comunicare con questi altri mondi è pura questione di fortuna. Quante conversazioni simpatiche o edificanti hai avuto con sconosciuti la settimana scorsa?
Si trasmettono continuamente alla cieca delle onde nella speranza che là fuori ci sia una ricevente o un ricevente che non solo abbia la tecnologia per captare queste onde, ma disponga anche di mezzi e modi per decifrare i segnali ricevuti e dar loro qualcosa come un senso che connetta.

Quante persone ci sono di cui pensi che ti capiscano veramente? Quanti amici hai di cui senti che trattano i tuoi segnali con benevolenza e ti rimandano, requisito minimo di un'amicizia, onde di sostegno?[1]

8,36 miliardi di persone vivono oggi sulla Terra – e tu hai, se va bene, un uomo? Una donna? Quattro amici con cui ti capisci più o meno?[2] È un bottino miserabile considerato il potenziale che c'è in – quanti erano esattamente? – 8,36 miliardi di persone.

Va bene, la maggior parte di loro vive lontano, per fortuna, ma comunque: cosa ci unisce, oltre ad alcuni processi biologici e culturali? Cosa hai in comune con, diciamo: me?

I cosiddetti Social Media hanno cercato di farci credere che possiamo avere centinaia, migliaia, decine di migliaia di amici, basta che mostriamo abbastanza immagini colorate e video con gattini. Ma a un certo punto l'abbiamo capito e siamo saltati giù o meglio: siamo passati sul treno accanto e ancora più veloce, dove non ci sono più amici, ma solo follower. Discepoli quindi, seguaci, che con il loro numero crescente ci issano (ammettiamolo, sapevamo da sempre che in verità un profeta in noi attendeva il suo risveglio) a vette mai conosciute sulla scala dei predicatori.

Chi sei dunque? Chi sono io? Cosa abbiamo in comune? E, la domanda più importante di tutte: cosa significa questo nostro incontro odierno?

Forse come risposta per il momento deve bastare: parliamo una lingua comune. Questo aumenta la probabilità del nostro incontro di oggi da
1/ 8.360.000.000 a 1/85.000.000, considerando gli italofoni in tutto il mondo.
E ci siamo incontrati in questo momento – ORA! – su uno dei miliardi di corridoi di questo istante. Questo ha un valore. È un filo di paglia, come ogni incontro per cui ci si è decisi di propria volontà è una boa di speranza in questo nulla infinito che ci lambisce nonostante l'apparente tutto.

Grazie che ci sei.
Scrivimi!


  1. Genitori, figli, zie e prozii non contano. Nessuno se li è scelti, e la loro presunta vicinanza è primo di natura principalmente biologica e secondo completamente sopravvalutata. Certo, la mia Mutti mi capisce meglio di tutti gli 8,36 miliardi, dopotutto ha regnato su di me già quasi un anno prima del mio primo respiro autonomo. Ma l'arte di vivere significa forse anche poter lasciare dopo i quarant'anni la comprensione della Mutti sul divano dello psicoterapeuta. ↩︎

  2. La scienza ↩︎


È aperta l'iscrizione!

Settimana di corso intensivo estivo di scrittura creativa: tra memoria e immaginazione, con Patrizia Barbuiani e Markus Zohner

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