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Sigmund Freud e Wilhelm Fliess: una coppia intellettualmente omosessuale

Il tormentato innamoramento omosessuale dell'adolescenza.

Foto: Markus Zohner, 2024

Nel 1887 il trentunenne Sigmund Freud teneva lezioni di anatomia e fisiologia del sistema nervoso all’Università di Vienna. Josef Breuer, il medico di base viennese seguito con cui Freud collaborava nel suo perfezionamento nell’utilizzo dell’ipnosi, invitò il ventinovenne otorinolaringoiatra di Berlino Wilhelm Fliess, a frequentare queste lezioni. I due, entrambi ebrei, a loro modo atei e interessati ad aspetti che esulavano dalla medicina classica, si confrontarono in un clima di simpatia. Ne nacque il desiderio di un’amicizia, tanto che Freud, nello stesso anno, scrisse a Fliess in una prima lettera:

Egregio amico e collega, la mia lettera odierna è dettata da un motivo professionale, devo però iniziare confessando che spero di poter proseguire il rapporto con Lei, e che Lei mi ha lasciato una profonda impressione, la quale potrebbe facilmente indurmi a comunicarLe schiettamente in quale categoria di uomini sento di doverLa collocare.

Amore a prima vista

Fu tra Freud e Fliess amore a prima vista, come in tutti gli innamoramenti, che sono fenomeni adolescenziali. C’erano almeno quattro ingredienti nel transfert da innamoramento di Freud.

Un primo ingrediente era che Freud, che aveva un rapporto ambivalente col proprio anziano padre, nutriva per Breuer una devozione filiale: ricercò, dunque, attivamente qualcuno più giovane da affascinare, come lui era stato affascinato da Breuer.

Un secondo ingrediente era che Freud aveva un rapporto ambivalente anche con l’universo femminile: nei suoi studi si interessò del rapporto col padre durante la fase edipica, ma trascurò il rapporto con la madre nella fase pre-edipica;  Ernest Jones, l’agiografo più che biografo di Freud, descriveva l’atteggiamento di Freud nei confronti delle donne, e quindi anche di sua moglie, come quello di chi vede le donne come angeli soccorritori, relegate nel ruolo di moglie e madre; sempre Jones riferiva del colloquio di Freud con Marie Bonaparte, la principessa ed apprendista psicoanalista, durante il quale egli sostenne di non essere mai riuscito a risolvere l’enigma di cosa vuole la donna; Freud, insomma, era un maschilista del suo tempo: Stefan Zweig, nel suo libro Il mondo di ieri, ci ha spiegato che la sessualità femminile a quel tempo non era un enigma, ma semplicemente non esisteva; si credeva che in una donna il desiderio sessuale nascesse solo per cause esterne (per corruzione da parte di un seduttore o in conseguenza del matrimonio), ma mai spontaneamente.

Un terzo ingrediente era che durante l’infanzia Sigmund aveva intrattenuto un rapporto di amore-odio con il nipote John, che, avendo un anno in più, lo bullizzava: la ripetizione di questo rapporto nella vita adulta fu, secondo Freud, una delle chiavi della nascita della psicoanalisi ed è possibile che la tendenza a vampirizzare i suoi allievi derivasse in Freud proprio dall’inversione di questo rapporto di bullismo infantile.

Un quarto ingrediente è la parola desiderio, che per Freud mette in moto il funzionamento della macchina psichica secondo il principio del piacere: il bisogno fisico di un oggetto esterno deve diventare un desiderio interno e soggettivo, per poter essere appagato mediante l’utilizzazione del motore pulsionale della realtà psichica. L’amore era sconosciuto a Freud, che vedeva solo la follia a due, propria dell’innamoramento adolescenziale, caratterizzato dalla commistione di desiderio e piacere.

Accenti erotici

Freud scriveva, infatti, a Fliess frasi con questi accenti erotici nelle numerosissime lettere inviate per 17 anni, fino al 1904:

1890: … mi sento tuttavia molto isolato, ottuso dal punto di vista scientifico, pigro e rassegnato. Quando parlavo con Lei e mi rendevo conto che Lei pensa così bene di me, allora riuscivo persino ad avere stima di me stesso, e l’immagine di suadente energia che Lei offriva non mancava di avere influenza anche su di me.
1894: … Non posso fare a meno di un altro, e l’unico altro, l’alter, sei tu.
1896: Di che cosa non ti sono debitore! Conforto, comprensione, incitamenti nella mia solitudine, significati della mia vita, che io debbo a te, e da ultimo anche la salute, che nessun altro mi avrebbe saputo ridare.
1898: Sono contento ancora una volta di aver capito già 11 anni fa che mi era necessario amarti per poter arricchire la mia vita.
1899: Non ci può essere alcun sostituto per il contatto che una particolare, quasi femminile parte di me richiede.
1901: Come sai, nella mia vita una donna non è mai stato il sostituto di un compagno, di un amico.

In una lettera del 1895, oltre a parlare delle sue emicranie:

Carissimo Wilhelm, … Non hai nulla in contrario che chiami il mio prossimo figlio Wilhelm!? Se lui sarà invece una bimba, si è pensato per lei ad Anna.

Nacque Anna, che divenne l’ombra di Freud e la sua ancella, che rinunciò alla sua individualità a favore di un padre narcisista.

Fliess sposa paziente di Breuer

Nel 1892 Fliess aveva sposato una paziente di Breuer, che dunque sembra essere il padre-mentore di entrambi gli amici.

Fliess si trovava così a recarsi periodicamente a Vienna per le visite alla famiglia della moglie. L’intervallo tra i viaggi di Fliess e altri appuntamenti in alcune città europee, che Freud chiamava congressi, era colmato dalle lettere, con cui Freud informava dei suoi progressi speculativi.

Gli interessi scientifici di Fliess riguardavano, invece, due ambiti: lo stretto rapporto tra la mucosa erettile del naso e l’attività genitale (spesso tale mucosa si gonfia durante l’eccitamento genitale o le mestruazioni) e la bisessualità.

Egli postulava, infatti, l’esistenza di una sindrome, la nevrosi nasale riflessa, che comprendeva cefalea, dolori nevralgici a carico di vari distretti, disturbi degli organi interni, della circolazione, della respirazione e della digestione. Egli ne faceva risalire le cause a problemi organici (ad esempio, i postumi di un’infezione) o funzionali (disturbi vasomotori di origine sessuale) e riteneva che ogni suo sintomo  potesse essere curato con l’applicazione nasale di cocaina (introdotta in ambito scientifico proprio da Freud). Riteneva anche che le attività vitali sono periodiche in base a due numeri: il 28, che simboleggia il ciclo femminile, e il 23 (che è la durata dei giorni tra la fine della mestruazione e l’inizio di quella successiva), che simboleggia l’elemento maschile. Questi due numeri (cui poi fu aggiunto il 33 a indicare la trinità tra fisico-23, emotivo-28 e 33-intelletto) determinerebbero in ogni individuo le fasi della sua crescita, l’epoca delle malattie periodiche (emicranie, epilessia, crisi di gotta, enuresi, orticaria, nevralgie, asma, eczema, herpes) e la data della morte; i periodi della madre determinerebbero, inoltre, il sesso dei figli e la data della loro nascita. Ovviamente l’ignoranza dei tempi l’obbligava a credere anche in una tossina, che sarebbe periodicamente liberata e che governerebbe lo sviluppo della sessualità e le crisi d’ansia.

La complicità tra i due fu messa a dura prova quando, nel 1895, Freud inviò a Fliess Emma, una sua amica di famiglia e paziente, perché curasse chirurgicamente l’isteria della donna: in una lettera Freud mise al corrente Fliess di aver dimenticato un lembo di garza in un seno paranasale della poveretta; per porre rimedio all’errore Freud dovette rivolgersi a un otorino di Vienna, ma ciò non intaccò l’amicizia.

Alla fine del 1896 morì Jacob, il padre di Freud, che elaborò il lutto in una lettera in cui descriveva un sogno che esprimeva quella tendenza all'autorimprovero che si verifica regolarmente in chi sopravvive.

In una lettera dell’anno successivo annunciò l’abbandono della teoria della seduzione a favore della teoria della perversione sessuale propria del bambino: Voglio subito confidarti il grande segreto che ha cominciato a chiarirsi lentamente in me negli ultimi mesi. Non credo più ai miei neurotica ..

Dell’omosessualità tra i due ne parlò anche Jones, che nel 1953 scriveva:

...che un uomo quasi maturo, felicemente sposato e padre di sei figli, nutra un’appassionata amicizia per un individuo a lui inferiore intellettualmente, e che gli sottoponga per diversi anni i suoi giudizi e le sue opinioni è un fatto pure insolito, sebbene non del tutto nuovo.

L’amicizia tra i due finì, come in tutti gli innamoramenti, nel peggiore dei modi: con accuse reciproche e con l’emergere nel soggetto più debole – Fliess – di contenuti di pensiero isterico-paranoidei. L’argomento della rottura fu la bisessualità: Fliess attaccò pubblicamente Freud proprio per averlo derubato delle sue idee sulla bisessualità e di averle trasmesse ad altri.

Freud rispose con una lettera del 1906 diretta a Karl Krauss

Il dr Fliess di Berlino ha ispirato un opuscolo contro Otto Weininger e H. Swoboda, nel quale i due giovani autori sono accusati del plagio più grossolano e vengono trattati nel modo più duro. Si può giudicare dell’attendibilità di questa infelice pubblicazione dal fatto che io stesso, amico di Fliess per molti anni, sono accusato di essere colui che ha fornito a Weininger e a Swoboda le informazioni che han loro servito di base per la loro supposta illegalità …

e con una lettera all’editore dell’Annuario dei casi di sessualità intermedia

Desidero attirare la Sua attenzione su un opuscolo intitolato Wilhelm Fliess und seine Nachentdecker … È uno scritto disgustoso che getta tra l’altro assurde calunnie sulla mia persona… In realtà abbiamo a che fare con la fantasia di un uomo ambizioso che nella sua solitudine ha perso la capacità di giudicare ciò che è giusto e ciò che è lecito … Non è piacevole per me parlare con durezza di un uomo al quale sono stato legato per dodici anni dalla più intima amicizia, e provocarlo con questo e ulteriori insulti.

Fliess morì nel 1928 di cancro. C’era un nesso con la rabbia di Freud nei suoi confronti?

Nel 1936 Marie Bonaparte informò Freud di aver acquistato alcune sue lettere da un mercante d’arte e che a venderle era stata la vedova del destinatario, Ida Fliess. Freud ne fu profondamente scosso, ringraziò la Bonaparte e concluse perentorio: Vorrei che nulla di tutto ciò venisse a conoscenza dei cosiddetti posteri.

L’epistolario fu poi pubblicato in maniera parziale nel 1950 sotto la supervisione di Anna Freud. Fu infine pubblicato in maniera integrale nel 1985 a cura di Jeffrey Masson, direttore dei Freud Archives; non sorprende il fatto che tale pubblicazione determinò il licenziamento di Masson.

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