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Botta e risposta: religione vs. ateismo (1)

Perché, secondo il credente, ci vuole la religione? Perché non basta al religioso di riconoscere che il suo Dio ci sia? Perché questa necessità di insistere, di interpretare cosa questo Dio "vuole", di proclamarlo, etc? Perché pregarlo?

Nelle ultime settimane abbiamo ricevuto tante risposte ai nostri scritti. Ringraziamo di cuore le persone che si sono prese il tempo e la concentrazione per scriverci, per esporre il loro punto di vista. Abbiamo risposto ad ogni persona personalmente. Questo è un riassunto degli argomenti.
Naturalmente non si tratta di argomentazioni personali, ma vorremmo esporre le due argomentazioni: quella religiosa (qui: cristiana) e quella atea.
(Abbiamo anche ricevuto tante risposte concordi al nostro punto di vista - queste non le citiamo, perché confermano, senza portare ulteriori argomenti che potrebbero essere interessanti da discuterne qui.)

Le regole:

  • Le citazioni sono state anonimizzate. Le lettere erano rivolte a noi, senza che l'autore avrebbe avuto l'intento di vederle pubblicate. Abbiamo perciò estrapolato gli argomenti senza fare chiaro riferimento all'autore.
  • Gli argomenti sono stati estrapolati dalle mail e vengono citati fuori contesto. È chiaro che argomentazioni si sviluppano e si riferiscono a punti detti in precedenza etc. Dato che dobbiamo però semplificare la struttura, ci siamo concentrati sui punti principali, estrapolandoli.

1) Fra arroganza atea, pretesa, fortuna e amore: dove si nasconde Dio?

DIO ESISTE e si manifesta ogni volta che un uomo ama un altro uomo a costo di qualsiasi sacrificio, del suo tempo, del suo amor proprio, della sua mente e del suo cuore e trasmette l'amore che Dio gli ha dato senza limiti dimostrando con la Sua morte in croce che si dà la vita per i propri amici. - S.C.

Il fatto che un uomo ami un altro, con o senza sacrifici, non dimostra per niente che ci debba essere un Dio. L'amore è un fenomeno umano (ma non limitato all'Homo Sapiens, ci sono forme d'amore anche nel regno animale, del quale noi facciamo parte). È un fenomeno biologico e sociale. L'etica è un fenomeno che l'uomo ha sviluppato (e che non è confinata solo all'uomo) per permettere la sopravvivenza della sua specie.

etica nell’Enciclopedia Treccani
In senso ampio, quel ramo della filosofia che si occupa di qualsiasi forma di comportamento (gr. ἦθος) umano, politico, giuridico o morale; in senso stretto, invece, l’etica va distinta sia dalla politica sia dal diritto, in quanto ramo della filosofia che si occupa più specificamente della sfera …

Secondo voi c'è amore più grande di questo [Dio che dà la vita per i propri amici]? Secondo voi l'uomo per sua natura potrebbe farlo se non gli venisse da un Amore più grande di lui? - S.C.

Sì, certo che può. Ma, attenta: tutto quello che è la vita, la morte e l'interpretazione della vita di Gesù Cristo appartiene al regno delle leggende. E come tali, in parte sono molto belle, come lo sono le avventure di Ulisse o come lo è il mitico Kalevipoeg, eroe dell'omonima epopea estone: sono storie interessanti e spesso piene di saggezza. Ma, non fraintendiamo: sarebbe del tutto sbagliato utilizzare una leggenda e quello che noi ne deduciamo come "prova" che debba esistere un essere soprannaturale.

Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo ha detto a coloro che ha mandato in Suo nome: e io non vi chiamo più miei amici, ma figli! - S.C.

È bella la frase che avrebbe detto. Come poesia, come perla di saggezza, funziona benissimo. Ma non è valida come argomento né per l'esistenza di Gesù Cristo, né per quella di un Dio, né per il fatto che lui sia figlio di un Dio.

Penso che l'"ateo" sia come tutti gli uomini alla ricerca di un Dio Amore che abbracci tutto l'Universo! - S.C.

Non direi. Un ateo semplicemente è una persona che rifiuta l'idea di un essere sovrannaturale che regna, sorveglia, guida, manipola o punisce l'uomo o altri esseri nell'Universo.

àteo in Vocabolario - Treccani
àteo agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. tardo atheus, atheos, gr. ἄϑεος, comp. di ἀ- priv. e ϑεός «dio»]. – Che, o chi, nega l’esistenza di Dio: dottrine ateo, affermazioni ateo, scetticismo ateo; essere, dichiararsi ateo; le concezioni, le posizioni dottrinali di un ateo, degli atei.

La penso esattamente al contrario di te, secondo me l’arroganza sta proprio nel pensare che sia tutto nelle mani dell’umano, nelle nostre mani. Ma che pretesa! Il monto spirituale esiste, eccome se esiste, persino tu citi la fortuna, che cosa è dunque la fortuna se non qualcosa di soprannaturale? Può forse l’umano guidare la fortuna? Sono d’accordo sulle religioni, non contano, sono state create da uomini (spesso ambiziosi e alla ricerca di notorietà più che di verità) ma la fede è senza dubbio tutt’altra cosa. È un dono e come spesso si sente dire “beato - e veramente beato -  chi ce l’ha”! - F.V.

Non credo di aver mai detto che tutto stia nelle nostre mani. Non lo penso, anzi: la muffa sull'arancia forse riesce a far marcire l'arancia, forse riesce anche a contaminare alcune altre arancie, ma oltre questo le sue capacità di intervento sono alquanto ridotte. La fortuna non la connetterei con il mondo spirituale. La si può separare in due: il caso, der Zufall, che è un fenomeno universale e la fortuna, das Glück, che nella parola tedesca oltre fortuna significa anche gioia.
Non c'è niente di soprannaturale, penso: il caso è un fenomeno ben visibile e matematicamente calcolabile, fra probabilità e improbabilità.
La fortuna poi è una cosa molto soggettiva: ho la fortuna di essere sano. Ho la fortuna che anche se mi manca un braccio ne ho ancora un altro. Ho la fortuna di essere ancora vivo, anche se sono ammalato, etc...
In questo senso dico: che fortuna abbiamo, di esistere in questo mare di improbabilità e di aver questo momento incredibilmente corto, per lanciare uno sguardo di coscienza in questo universo estremamente complesso e profondo! Io non vedo uno spazio per uno "spirito", in tutto quanto, o la necessità di una fede. Fede in che cosa? Nella concatenazione di probabilità?


2) Fondamentalismo ateo, ferocità delle religioni e deportazioni in Kazakhistan.

Innanzitutto penso che per una ricerca si debba partire non dalle religioni oggi, ma dalle origini, dal fenomeno delle credenze e dei riti, di cui si trovano tracce molto antiche (statuette, manufatti, riti). Se il fenomeno religioso o di culto, come quello artistico, erano presenti già in epoca preistorica, bisognerebbe chiedersi, in cosa avrebbero favorito la sopravvivenza della specie? - M.M.

Certamente non c'è risposta veloce, varrebbe la pena scrivere un ulteriore libro solo su questa tematica. Ma cercando di condensare: arte, culto e religioni hanno avuto e hanno sicuramente tante funzioni per l'uomo e per la società: sviluppo di valori, espressione di sentimenti, educazione, comunicazione, etc. Questo significato è confinato all'uomo, all'umano, all'umanità, senza ragione o necessità del divino.
Ci sono, secondo te, queste ragioni o necessità? E perché?

La mia controdomanda è: perché, secondo il credente, ci vuole la religione? Perché non basta al religioso di riconoscere che il suo Dio ci sia? Perché questa necessità di insistere, di interpretare cosa questo Dio "vuole", di proclamarlo, etc? Perché pregarlo?

Personalmente credo che non solo nelle religioni ci siano forme di fondamentalismo, ma anche che certe forme di ateismo convinto possano trasformarsi in fondamentalismo (basta leggere le storie dei deportati da Stalin e Lenin in Siberia o in Kazakhstan per rendersene conto. E nonostante le persecuzioni alla caduta del comunismo in questi paesi, hanno ritrovato ancora comunità clandestine di credenti. - M.M.

È un argomento grande, che vale la pena di approfondire. Per adesso: nessuno dice che un ateo per sé sia una brava persona. Che un ateo possa essere un assassino (o viceversa), nessuno lo dubita. Essere ateo significa soltanto rifiutare l'idea di un Dio - cosa secondo me molto positiva–, ma naturalmente non implica che tutti gli atei siano santi.
Però, anche: raramente vediamo atrocità "nel nome dell'ateismo", o "per la difesa dell'ateismo". Non me ne vengono in mente, a differenza di quelli (continuamente) commessi nel nome della religione. Sarà perché l'ateismo non è un "sistema di pensiero", non "crede". Non è condizionato. Rifiuta solo il concetto di un essere supremo al quale vogliamo o dobbiamo obbedire.

In ogni caso sotto il sole, sempre meglio un buon ateo, di un perfido credente, di qualsiasi credo sia! - T.Z.

Hahahahaha!

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(segue: seconda parte, esce il 24 gennaio 2020 su BACKSTAGE Magazine.
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