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Lea Tanttaaria, 1919, Pencil and coloured pencil on newsprint, 49,7 x 37,2 cm

Come stai oggi? Intendiamo dire: come stai davvero?

Tu ti consideri una persona sana? Detto meglio: esistono delle persone sane? E se sì: una persona che è sana lo è per un periodo della sua vita, e lo rimane per tutta la vita? È normale ammalarsi?

Cosa significa essere ammalato? E che differenza c'è fra una malattia del corpo fisico e una malattia della mente?

Perché, in Svizzera (e nel resto dell'Europa e del mondo) è facile mandare al datore di lavoro un certificato medico per una gamba rotta, per un'operazione alla cistifellea o per il bruciore delle fiamme del Fuoco di San Antonio (Herpes Zoster), ma è pressoché impensabile inviare un certificato per depressione, per nevrosi o per episodi di psicosi?

Una delle definizioni più elementari per malattia è la presenza di sofferenza.

Ma, perdio, chi non soffre? Tutti noi lottiamo in silenzio contro ogni tipo di terribile difficoltà. Soffriamo di depressione, ambizione, e pretese. Soffriamo a causa di tragedie familiari, di atti violenti in famiglia, di abuso sessuale e odio verso se stessi. Soffriamo per cuori spezzati, matrimoni falliti, dolore fisico, per angosce o per diagnosi orribili per noi o per un nostro caro. E ci auto-medichiamo, preferibilmente con alcol e cocaina (Svizzera: 11,5 litri di alcol puro pro capite nel 2021, 5 tonnellate di cocaina all'anno ovvero 13,7 kg di cocaina al giorno), mentre all'11% della popolazione svizzera vengono prescritti sonniferi e simili medicamenti, e il 9% della popolazione in Svizzera prende degli antidepressiva.

Perché oggi, 531 anni dopo la fine del medio evo, è ancora impossibile condividere con altri le sofferenze non strettamente legate al corpo?

Tu oggi, come stai?

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