Botta e risposta: religione vs. ateismo (3)

Questa era pensata come terza e ultima edizione sulla tematica dell'ateismo. Ricevendo altre risposte vediamo però che la discussione su questo tema è più che importante. Il punto cruciale, alla fine, è la domanda: che ruolo potrebbe o dovrebbe giocare la religione nella società? Dovrebbe non esserci alcuna rilevanza, come stipulano certi atei militanti?

Continuiamo la discussione con la terza edizione dell'articolo Botta e risposta: religione vs. ateismo (qui la prima edizione e qui la seconda).

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Le lettere che riceviamo si riferiscono a questo, questo, questo, e questo articolo.

Il catechismo. Peccato. Brutalità. Libertà.

Penso che sì, che tu sia libero di protestare. Hai il libero arbitrio, Dio ce l'ha lasciato. - S.R.

Non sono d'accordo. La mia libertà non dipende da un Dio, ma dall'evoluzione, dai geni, dall'ambiente, dalla società. Oltre a ciò: mi ha sempre fatto strano che ci debba essere un Dio onnipotente, che da un lato prende interesse nel comportamento dell'Uomo (perché? Siamo così importanti nell'Universo?), dall'altro quando si arrabbia annega tutti, ci fa crocifiggere vicendevolmente, ma allo stesso tempo "ci lascia la libertà" di fare come ci pare e non interviene mai per il bene (curando per esempio un bambino da una grave malattia), o ci fa evitare il male (l'olocausto con un Dio onnipotente sarebbe stato evitabile). Secondo me, ci sono due possibili risposte a questo problema: o quel Dio è un'idea un po' malsana dell'uomo, semplicemente non esiste e l'umanità sta andando per la sua strada, nel bene e nel male (è questa l'opzione da me favorita), oppure è un Dio cattivo: cancro nelle ossa di un bambino provocato da un Dio onnipotente. È brutale, è meschino e non ci sono scuse.

Penso che quelli che hanno avuto il tuo stesso pensiero in fondo ci sono sempre stati e non sono sempre rimasti in silenzio. Hanno protestato anche quelli che hanno urlato in coro a Ponzio Pilato “crocifiggilo”, hanno protestato quelli che hanno urlato parole infami ad un Gesù che non aveva fatto loro alcun male, mentre stava morendo in croce. Sono quelli che non l'hanno riconosciuto ed hanno portato avanti il loro pensiero (religioso o ateo che sia) a tutti i costi. - S.R.

Trovo che qui bisogna stare molto attenti: in verità, nessuno sa cosa abbia detto Ponzio Pilato e ancora molto meno si sa 1) se c'è stata e 2) cosa avrebbe detto una presunta folla in un presunto coro. Per queste situazioni, accadute 2'000 anni fa, non ci sono fonti storiche affidabili. Siamo nel 2021 e sappiamo appena cosa ha urlato la folla assediando il Campidoglio a Washington tre settimane fa, perché ognuno di loro ha filmato con un suo telefonino. Ma 2'000 anni fa? La ricerca sta a malapena cercando le prove di un Gesù Cristo storico - figuriamoci le situazioni precise e le parole di una presunta folla illitterata o delle "parole infami" dette a una persona sotto tortura. Tutto quanto esiste sì, in un testo letterario, il quale, sopratutto nei dettagli citati da te, non ha nessuna connessione con una realtà. Semplicemente: non possiamo saperlo, come non conosciamo la canzone che un presunto ceramista a Pompei avrebbe cantato prima di morire per le ceneri ardenti del Vesuvio. Di lui, almeno abbiamo la sagoma del suo corpo morente, il calco avvolto dalla cenere.
Perché con una tale leggerezza prendiamo delle favole e delle leggende come vere? Siamo adulti e come tali è il nostro dovere, è il nostro compito avere la forza e il coraggio di guardare in faccia la realtà!

Ma poi penso ad un Gesù pieno d’amore, e forse l'unico veramente libero da ogni schema religioso, e che, non urlante ma con un ultimo respiro, ha sussurrato... “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. - S.R.

È molto bello. La magnanimità è una cosa splendida. Ma è una leggenda che citi, una favola. Non esiste nessun collegamento con la realtà di quel momento. Le persone che hanno scritto le parole che citi, non erano nemmeno presenti. Sarebbe sbagliato trattare queste parole come realtà. È una verità intima, personale, tua, sì, e come tale molto bella e importante.

Un altro approfondimento che secondo me varrebbe la pena di fare è quello etico-morale nel cristianesimo. Su questo punto le tue affermazioni sono imprecise e non rispecchiano appieno l'insegnamento cristiano in particolare rispetto alla responsabilità personale. Ti rimando alla lettura del capitolo del Catechismo della Chiesa cattolica sulla libertà . M.M.

Grazie, ne ero a conoscienza e ho ricevuto questo documento da diversi lettori: quello che viene menzionato nel Catechismo sulla libertà è senso comune in qualsiasi stato moderno democratico. Non è partito dalla chiesa, ma la chiesa si è dovuta adattare al mondo di oggi. Dove è positivo, appunto, corrisponde agli standard e alle legislazioni dei paesi democratici.
Ma poi diventa orribile:

II. La libertà umana nell’Economia della salvezza- 1739 "Libertà e peccato. La libertà dell’uomo è finita e fallibile. Di fatto, l’uomo ha sbagliato. Liberamente ha peccato."

È terribile dire qualcosa del genere sull'uomo, in maniera così generale. Si riferisce al "peccato originale" di Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden: una favola, un'allegoria mal riuscita, sessista e semplificata, vicina alla banalità. Raccontare questa favola ad un bambino non è né etico né educativo, sopratutto se in più si carica con significati interpretativi, dichiarandoli una "verità". Insegnare a un bambino che ha già sbagliato prima di neanche cominciare il suo cammino, non fa che incutere timore. E in più un signore inchiodato a quella croce sarebbe morto per togliergli questi bagagli, queste colpe, dei quali il bambino non ha neanche un'idea (e in verità nemmeno posseduti!)? Infligge paura e sensi di colpa, fin dall'inizio. È orribile, mi dispiace, è eticamente sbagliato e inaccettabile.
Libertà in realtà non è connessa né con "peccato", né con "colpa", ma ha bisogno di responsabilità. Insegna questo ad un bambino e avrai un adulto educato, positivo e importante per la comunità.


La verità è nuda; e sotto la pelle giace l'anatomia.
Paul Valéry


Riflessioni sulla tematica della colpa

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Per un ateismo militante - articolo di Markus Zohner su rsi.ch

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Immagine copertina: "Untitled" di Christine Zohner | 1997 | acrilico su tela, 70 x 70 cm | Reg.N° 178