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Backstage Magazine # 8 | capitolo 5 – la Clownesse dell’Anno del Cane

Margherita Rosa Viola aveva abbandonato la sua infanzia e con essa la mania di mangiare terra e di fare oggetti in argilla. Il tempo scorreva lento e la sua vita passava tranquilla fra quell’età che si chiama fanciullezza e un’altra chiamata adolescenza. Il suo corpo...


Il nuovo romanzo di Patrizia Barbuiani è acquistabile da subito!

Il 1° aprile 2021 esce il nuovo romanzo di Patrizia Barbuiani: la Clownesse dell’Anno del Cane.
Il libro può essere comperato online da adesso.

Giovedì  11 febbraio, Patrizia Barbuiani è stata ospite di Lina Simoneschi Finocchiaro per Rete 2 della Radiotelevisione della svizzera Italiana per parlare del suo nuovo romanzo.

La clownesse dell’anno del cane
Attualità culturale del 11 febbraio 2021
Patrizia parla del suo nuovo romanzo con Lina Simoneschi Finocchiaro per Rete 2 della Radiotelevisione della svizzera Italiana

Associazione artistica PETRUSKA è felice di poter realizzare la produzione, la pubblicazione e la promozione del nuovo romanzo dell’autrice svizzera Patrizia Barbuiani: la Clownesse dell’Anno del Cane.
Qui, su Backstage Magazine, dal 31 gennaio vengono pubblicati in anteprima settimanalmente i primi dieci capitoli.
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Ecco il quinto capitolo. Buona lettura!


5


   Margherita Rosa Viola aveva abbandonato la sua infanzia e con essa la mania di mangiare terra e di fare oggetti in argilla. Il tempo scorreva lento e la sua vita passava tranquilla fra quell’età che si chiama fanciullezza e un’altra chiamata adolescenza. Il suo corpo subiva dei mutamenti, il suo viso si faceva più dolce e comparvero con suo grande stupore le prime perdite che le annunciarono di essere divenuta una donna. Al suo disgusto e disperazione erano riecheggiate le risa di sua madre Iris, che le aveva spiegato, in via sommaria, il significato di quel fiore di sangue.

   E fu proprio quel giorno che accadde la disgrazia.

   Ottavio stava imbucando la lettera di protesta ai suoi superiori concernente la nuova venuta. Non era uomo da non riuscire a essere conciliante verso chiunque e aveva tentato più volte di soprassedere all’arroganza e alla prepotenza di quest’ultima. Le aveva anche parlato amichevolmente per farle capire che i modi duri non sarebbero mai serviti a niente e che regnava un’armonia meravigliosa prima del suo arrivo. Non solo i suoi tentativi erano andati a vuoto, ma Ottavio era convinto che le piante avessero subito un tracollo malgrado le sue amorevoli cure. Le chiome rigogliose si erano avvizzite, i colori cangianti dei fiori erano divenuti opachi e l’atmosfera stessa della serra era mutata. Inoltre aveva scoperto da poche settimane che lei aveva avuto l’impudenza di rubare. Se ne era accorto gradualmente.
Da quel giorno che aveva dimenticato del fertilizzante alla serra. Era scomparso. Aveva creduto di averlo perso anche se in vent’anni di servizio presso il giardino botanico non aveva mai perso nulla. Forse l’età che avanzava lentamente principiava a fargli degli scherzi e quindi chiuse il caso con un sospiro di tenerezza rivolto a sé stesso e all’evidente incedere della vecchiaia. Però altre sparizioni successive lo misero sul chi vive e dopo attente valutazioni circoscrisse il campo d’azione alla serra dei fiori esotici.

   E lei era lì.

   Non era mai corso buon sangue fra loro due. Fin dalla sua prima apparizione. Era stata affidata a Ottavio con una raccomandazione dall’ammiraglio in pensione che viveva nella vecchia villa sulla collina. La lettera d’accompagnamento datava il giorno della sua morte avvenuta in circostanze oscure, vuoi per infarto, vuoi per collasso, vuoi per malore. Lo trovarono abbandonato nella grande poltrona, con gli occhi sgranati e i capelli candidi e canuti ritti sulla testa. Sembrava spaventato a morte.

   E lei era lì.

   Il becchino cercò ripetutamente di chiudergli gli occhi e di pettinarlo, ma invano. Persino nella bara manteneva quell’espressione truce e la chioma irta non cedeva alle cure, alla brillantina e alla spazzola. Per ovviare a questo inconveniente tagliò i capelli all’ammiraglio trapassato e gli mise un piegabaffi. Il giorno seguente i baffi tirati come due accenti verso l’alto appena liberati si erano afflosciati come due povere virgole. E i capelli erano cresciuti almeno due centimetri. Chiusero velocemente il coperchio della bara per evitare altre stramberie del vecchio lupo di mare e lo sotterrarono nel cimitero vestito della sua uniforme luccicante con la bandiera, il suo vecchio timone e la bussola.
Fra le sue carte rinvennero la lettera che raccomandava...

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Patrizia Barbuiani: la Clownesse dell’Anno del Cane

Annuncio del nuovo romanzo La Clownesse dell’Anno del Cane — Patrizia Barbuiani
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